“I vestiti che creo sono la mia autobiografia. Rappresentano la calma elegante a cui aspiro e i danni che ho fatto lungo la strada. Sono un’espressione di tenerezza e di un animo furente. Sono un'idealizzazione adolescente e la sua inevitabile sconfitta.”
Rick Owens
Alla Triennale di Milano una stupenda mostra su Rick Owens che mi ha davvero entusiasmato.
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Si è chiusa lo scorso 25 marzo la bellissima mostra "Rick Owens Subhuman, Inhuman, Superhuman” alla Triennale di Milano
Rick Owens, californiano nato nel 1962, è uno stilista decisamente unconventional.
Nel 1994 ha creato la sua linea di abiti. La sua prima sfilata a New York venne supportata da Anna Wintour e Vogue USA, certi di un concreto successo. Nel 2003 Owens, si trasferì a Parigi, città che è diventata il centro operativo della sua attività.
Ispirandosi a opere di artisti e scrittori, Owens ha sempre lavorato riconoscendo e mettendo in risalto attimi di bellezza solitamente trascurati.
Il fulcro di questa retrospettiva, dove lo stesso Owens ha curato personalmente ogni dettaglio sia nell'allestimento sia nella scelta dei pezzi da esporre, è un’installazione scultorea, che mi ha profondamente colpito.
La struttura della mostra ha assunto una dimensione gigantesca lungo il suo percorso.
L’utilizzo di manichini trasformati in modelli statua, inanimati ma sensuali nei loro abiti indossati con una estrema classe come se fossero in carne ed ossa, la presenza di materiali utilizzati durante le sfilate, oggetti, libri, inviti e addirittura ciocche di capelli dello stesso Owens, hanno tramutato l'esposizione dai toni del bianco, nero e sabbia, in un viaggio performante nella mente del visitatore.
I manichini, posti come imponenti sculture su alti piedistalli come fossero divinità da osannare, raccontano i 20 anni di carriera e di ricerca di questo incredibile stilista.
Ogni singolo oggetto esposto, come tutti i video delle sfilate/performance proiettati su giganteschi schermi alla fine del percorso, sono emozionalmente coinvolgenti, appartenenti a una generazione fuori dal convenzionale che ti trasportano all’interno di un mondo proiettato in un futuro alla Blade Runner.
Negli abiti di Owens, l’uso della pelle, dei tessuti sofisticati, degli accessori, delle pellicce creano un mix straordinario tra il naturale e il techno con forme dal tratto molto distintivo. Capi voluminosi, deformati, cuciti con fili continui e abbelliti con “esperimenti” creati sui tessuti, vengono indossati durante le sfilate da modelli con capelli lunghissimi o ballerini che nella loro semplice azione di camminata sulla passerella, o danza ritmata, sanno creare un continuo legame tra arte e spettatore. E tutto questo è stato perfettamente ricostruito in questo allestimento.
Lungo il percorso a ferro di cavallo della Triennale, assieme alle statue manichino e agli oggetti, è stata installata una enorme struttura, una sorta di “nuvola” realizzata in cemento, sabbia dell’Adriatico e addirittura capelli dello stesso stilista. Una specie di organismo plasmato, che percorre l’esposizione aiutandoci ad esplorarla mantenendo un cuntinuum lungo l'intero cammino.
I manichini esposti in gruppo come isole di stile, indossano abiti e accessori con una enorme maestria di abbinamento. Osservandoli mi è stato difficile pensare che effetto potessero avere visti esposti separatamente in un comune negozio, o sulla mia persona.
Questo stile un po’ tribale, da strada, grunge e alla Blade Runner mi ha decisamente colpito e coinvolta emozionalmente al punto che non volevo più uscire e abbandonare quella situazione in cui mi sentivo perfettamente a mio agio.
La mostra è indiscutibilmente bella. Rientrata poi dalla visita ho fatto una ricerca su internet per trovare fotografie eventuali degli allestimenti dei negozi per capire come potessero essere strutturati, e se anche nei loro spazi fosse stato ricreato questo stesso concetto espositivo che ti proietta all'interno di un mondo gotico e tecnologico.
Mi è stato difficile pensare che un fashion designer così razionale potesse realmente vendere i suoi abiti in negozi, come i più comuni stilisti, ma così è e la stessa Milano ha un concept store di Rick Owens.
Trovate la galleria fotografica di questo articolo a questo link, cliccando qui.
A quando e dove la prossima mostra? Ma soprattutto, la prossima sfilata a cui poter essere presente?
Verde Alfieri
Mi chiamo Verde, e con un nome così non potevo che essere una creativa. Faccio gioielli e scrivo sul blog di Anna nella mia rubrica EyeMilano, mentre Anna scrive sul mio blog Alfieri Jewel Design nella sua rubrica Il Giusto Chic. Questo gioco incrociato ci diverte e ci piace sapere che fa divertire.
Peccato che la mostra sia già chiusa! Comunque trovo sempre interessante che gli stilisti più creativi e innovativi siano quelli di cui si parla meno quando si parla di moda… forse perché quando qualcuno è davvero innovativo ci mette un po’ ad arrivare al grande pubblico. Tu che ne pensi?
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