Stavo sfogliando un album fotografico di sbalorditive immagini, miste tra l’eccentrico e l’onirico, condite da un bel po’ di ridicolo egocentrismo. E così ho dato vita a pensieri intricati su quando la moda maschile…era.


C’era una volta la moda maschile. Era qualcosa di intrigante, sempre moderna nei tagli e nelle forme. Creazioni di fattura superlativa, quella italiana sopratutto che spesso veniva volgarmente copiata dagli stilisti di tutto il mondo. Ma lo stile e la classe della moda maschile era sinonimo di eleganza.



Come chi ci segue ben sa, in questo blog si parla di moda e modus operandi femminile, ma ogni tanto a me piace spaziare un po’ e dare un’occhiata anche alla visione maschile.
Qualche tempo fa vi avevo parlato di questa moda, esplosa e ancora in voga, dell’uso consapevole della gonna anche per gli outfit maschili. Trovate il mio articolo di riferimento qui. Ho scritto consapevole, proprio perchè era esplicita l’intenzione degli stilisti di munire anche l’uomo di capi prettamente femminili, probabilmente per rendere ancora più femmineo l’ego sperduto del maschio del nuovo millennio.

Tra lo sgomento e l’incredulità che ancora mi pervade per quanto ho visto su riviste e sul web, oggi voglio ritornare sull’argomento.
Sì, l’ho deciso in questi giorni, a Milano Fashion Week chiusa. Mi sono sentita in dovere di creare una mia collezione di abiti, virtuale, e presentarvela con una sfilata “in passerella” di immagini. E così siete tutti invitati alla presentazione della mia prima collezione Moda Uomo 2020: una sfilata in “carellata” della durata di pochi minuti proprio come nella realtà, in attesa della prima sfilata Moda Donna che vi presenterò presto.
Come accade ad ogni evento che si rispetti, dopo gli applausi lascio a voi i commenti. Buona visione.















Verde Alfieri
Mi chiamo Verde, e con un nome così non potevo che essere una creativa. Mentre faccio gioielli che trovate qui Alfieri Jewel Design, mi diverto a scrivere qui per Anna, nel mio blog Alfieri Magazine ma soprattutto di The Ciabatte Pelose che tanto mi fanno impazzire.
L’ha ripubblicato su Alfieri Magazinee ha commentato:
Talvolta mi chiedo se la moda maschile si può definire ancora tale, oppure gli stilisti hanno deciso di spingere ulteriormente in un mondo di mezzo, lo sperduto ego dell’uomo?
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Almeno a modestissimo parere di chi scrive, si tratta non già di maschi effeminati, quanto di vestizioni plateali e caricaturali, che stonano su qualunque corpo, maschile o femminile quale esso sia. La Natura ha creato la riproduzione sessuata ed il dimorfismo sessuale, ma la differenza nell’abbigliamento ricalca stereotipi derivanti da condizionamenti culturali, i quali, a loro volta, pongono le loro radici sul ruolo sociale che si vuole attribuire al maschio od alla femmina, al di là delle differenze biologiche. Dopo anni di ingessatura, quasi come se il maschio dovesse indossare una divisa formata da camicia, eventuale panciotto, cravatta, giacca e calzoni, senza poter assaporare quella libertà di cui gode la femmina, era più che prevedibile un’esplosione di stravaganze di varia natura. Purtroppo, il condizionamento culturale di cui sopra ha permesso alla donna di indossare ciò che desidera, magari compatibilmente con la temperatura e, pertanto, un abito comodo ed a mezze maniche in estate, mentre l’uomo, almeno in occasioni formali è ancora costretto al completo giacca & cravatta, con annessa sudata: si osservi l’abbigliamento di un qualsiasi gruppo di persone e salterà all’occhio come il contingente maschile sia un’armata indifferenziata, un esercito in divisa, che differisce solo per il colore o per il disegno della cravatta o per il colore della stoffa dell’abito, va da sé, scuro, nero o bleu o grigio, quartum non datur.
L’abbigliamento non nasce maschile o femminile, non esiste roba da uomo o roba da donna, salvo il reggiseno che, ginecomastia a parte, è appannaggio del gentil sesso, ma ci sono soggetti secondo i quali, a loro gusto, un certo capo starebbe meglio su di un uomo o su di una donna. Una gonna od un abito a tunica, a gusto dello scrivente, purché sobrio ed elegante, starebbe ottimamente su di un soggetto maschile, adeguatamente tricotomizzato: serve solo qualche tempo per metabolizzare l’esistenza di capi maschili senza cavallo, così come è occorso tempo affinché il pubblico femminile potesse indossare i calzoni, non ostanti le reprimende dei primi tempi.
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