In realtà ho scelto questo titolo per assonanza verso un’altro dal concetto molto più ampio che tratta di bellezza e del modo in cui usiamo esaltare questa caratteristica sotto qualsiasi forma ci si presenti.

Beh intendiamoci, nessun riferimento alla mia colazione di oggi. Ma visto che ve ne parlo e questo è il filo conduttore nella mia rubrica del giovedì, questo cappuccino e questa brioche sono belli a vedersi, oppure andiamo oltre al concetto estetico e pensiamo a quanto bene stiano assolvendo il loro compito?
Partendo dal principio di Elogio della Bellezza, perchè mai non trasformarlo e avere anche un Elogio della Bruttezza? Ma poi, cosa sono veramente bellezza e bruttezza? Siamo davvero capaci di definire il loro significato?
Probabilmente vi starete chiedendo cosa c’entri questo in un blog dedicato alla moda, ma è proprio lì che voglio arrivare per affrontare questo argomento.
Tutto parte dalla solita ennesima polemica scoppiata recentemente sull’aspetto fisico di alcuni personaggi resi pubblicamente noti dalla maestria di esperti di marketing. Polemiche inutili e povere sotto ogni aspetto, a partire dalla bassezza di livello culturale di chi esterna denigrazioni e offese. Meglio sorvolare su questo, ovviamente, ma colgo l’occasione servita per parlarne qui.

Non c’è differenza alcuna. Basterebbe guardare con occhi diversi e scoprire di avere una mente aperta e di intelligenza elevata.
Facciamo un passo indietro, anzi comincio subito col segnalarvi un libro che io ho letto parecchio tempo fa ma che secondo me chi si occupa di bellezza, dovrebbe comunque leggere e magari approfondire ulteriormente.
“Il bello è brutto e il brutto è bello” (dal film Macbeth ndr). Sono pienamente d’accordo. Troppo facile guardare la Venere di Botticelli e lasciarsi andare ad esclamazioni di ammirazione; troppo facile guardare la Sistina e pensare “che meraviglia”; troppo facile trovare il bello nella statuaria greca, o nella perfezione di forme di alcune opere architettoniche. Più difficile cogliere la vitalità e la bellezza nascosta in opere che raffigurano il mostruoso, il grottesco, il ripugnante, l’osceno, e chi più ne ha più ne metta. Personalmente penso che il brutto sia così vivo che solo per questo andrebbe considerato bello.
U. Eco
Mi riferisco al noto libro di Umberto Eco Storia della Bruttezza.
Naturalmente esiste anche un altro libro sempre scritto da Umberto Eco che accompagna questo, Storia della Bellezza.
La Bellezza non è mai stata, nel corso dei secoli, un valore assoluto e atemporale: sia la Bellezza fisica, che la Bellezza divina hanno assunto forme diverse: è stata armonica o dionisiaca, si è associata alla mostruosità nel Medioevo e all’armonia delle sfere celesti nel Rinascimento; ha assunto le forme del “non so che” nel periodo romantico per poi farsi artificio, scherzo, citazione in tutto il Novecento.
U. Eco

Ma in quale forma e con quale cultura noi possiamo distinguere il bello dal brutto e viceversa? E soprattuto ciò che per noi è bello lo è veramente anche agli occhi di chi osserva quello stesso oggetto (o persona che sia) in quel preciso istante? “Istante”, ecco. Il bello e il brutto hanno anche un prerogativa temporale. Come cambia ad esempio un oggetto fotografato con una determinata luce? Oppure, Come cambia nell’arco della giornata la visione che abbiamo di un soggetto? E se qualcun altro lo vedesse poco dopo, da un’angolazione diversa, lo vedrebbe più brutto o più bello di noi?

La bellezza nella moda ha sempre avuto un massimo valore di rappresentazione. Sono state usate bellissime modelle per presentare abiti e accessori indimenticabili durante le sfilate di moda o in servizi fotografici per note e meno note case di moda. Alcune di loro sono diventate testimonial per anni di molti brand. Ma nei decenni passati quali erano i canoni di bellezza che riempivano le riviste e le passerelle? Che cos’è veramente la perfezione e qual è il canone di bellezza che siamo portati a seguire?

Insomma sto ponendo un sacco di domande, potrei rispondervi parlandovene dal mio punto di vista e parlarvi di donne e uomini le cui foto hanno riempito riviste e che per me potevano o potevano non essere considerate di estrema bellezza. In realtà il mio approccio alla bellezza è molto personale, come immagino sia per molti di voi.
Nel passato le donne formose e con fianchi larghi erano considerate stupende meraviglie della natura. Oggi lo sono donne e uomini dalla figura sottilissima, magrissime e pallide, e più lo sono e più sono considerate perfette. Pensate un po’!

Osservate le foto che vi propongo, leggete le didascalie così da avere informazioni sulle persone che vi presento. Andate oltre all’impatto iniziale che avete osservandole. Cosa ne pensate se vi dicessi, che tutte loro, a loro modo hanno un particolare che va contro ogni canone di bellezza a cui siamo abituati e le rendono bellissime?

Ma oggi è solo marketing, o c’è la necessità di vedere (finalmente) qualcosa di diverso? Alessandro Michele, direttore creativo della maison Gucci, da anni va contro i canoni di bellezza imponendosi con molto successo con una nuova forma di rappresentazione dello stile della sua casa di moda andando completamente contro le regole.

Il risultato? Fa parlare di sè scavalcando con un balzo la moltitudine di immagini che ci travolge quotidianamente nella sua più dominante forma di ideologia.

Lasciamo da parte le operazioni di marketing che hanno un’obiettivo ben preciso perfettamente centrato come nel caso di Gucci. Provate ad osservare ciascuna di queste modelle e a confrontarle con altre loro colleghe che trovate regolarmente sfogliando le riviste di moda. Ditemi se non è vero che la stragrande maggioranza di queste ultime le vedete tutte simili tra loro, con caratteristiche tutte uguali che non le rendono per nulla diverse e assolutamente noiose?
Il quadro di Picasso che ho appositamente scelto per affiancarlo alla modella Armine Harutyunyan non è forse un bellissimo ritratto, impossibile come dico io, dal valore artistico inestimabile?

È richiestissima per servizi fotografici a soggetto fantasy e fiabesco, ma non solo.
La scelta di una modella con una qualche forma di diversità non attira forse la vostra attenzione portandovi a guardarla e riguardarla più volte? E cosa vi rimane di più in mente, la modella con una peculiare caratteristica estetica o una uguale a tante altre di cui vi dimenticate immediatamente e non sapreste riconoscere nella moltitudine?
Alla fine, non è forse anche questa una forma di bellezza?
Verde Alfieri
Mi chiamo Verde, e con un nome così non potevo che essere una creativa. Mentre faccio gioielli che trovate qui Alfieri Jewel Design, mi diverto a portarvi a colazione con me, a scrivere per il mio blog Alfieri Magazine ma soprattutto di The Ciabatte Pelose che tanto mi fanno impazzire.
L’ha ripubblicato su Alfieri Magazinee ha commentato:
Cosa sono veramente bellezza e bruttezza? Siamo davvero capaci di definire il loro significato?
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Queste donne non si confondono con quelle di plastica tutte uguali. 😀
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E per fortuna! Come ho scritto nell’articolo quali di queste ci restano più in mente?
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Nel quotidiano, e soprattutto quando si è giovai e si cerca l’omologazione, non è facile convivere con un aspetto fisico “diverso”. Più tardi ci si rende conto di quanto sia importante distinguersi e, soprattutto, dare all’aspetto fisico il peso marginale che ha
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Le ‘diverse’ sono uniche, non omologate o prodotte in serie!
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Esattamente. È come quando compriamo un accessorio che va oltre al mero aspetto di utilizzo. Perché comprare un accessorio che hanno già in mille quando posso sceglierne uno che mi rende unica?
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Sono pienamente d’accordo!!!
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