Mia mamma era una signora di una volta. Di quelle che non dicevano parolacce, neanche se furibonde, e che cercavano nel nostro grandissimo vocabolario (che sicuramente lei padroneggiava molto bene) il modo per definire le cose e le persone.
Non era l’unica, era una cosa normale ai suoi tempi e che lei aveva conservato. Più ci penso e più non solo la apprezzo, ma ne scopro la creatività e la ricchezza.
Vi faccio un esempio, che mi è venuto in mente oggi a proposito di una vicenda (che non vi racconto, state tranquilli). O meglio di una serie di comportamenti, messi in atto da un signore, da un uomo. Che noi contemporanei, pure signore e pure chic after fifty, avremmo definito “s….o”. Una definizione generica e insignificante, che nulla evoca e che non dà nemmeno più la soddisfazione che provavamo da bambini a usare le parole proibite. Mia mamma avrebbe detto che era un coniglio.
Pensate a che bella immagine. I conigli, animaletti che ci piacciono un sacco. Li vedevo la sera quando uscivo dall’ufficio, tardi e con nessuno in giro, uscivano dai loro nascondigli e correvano per il prato, sempre guardinghi, sempre sostanzialmente impauriti e pronti a scappare di fronte al pericolo. Fanno tenerezza ma nessuno se li prenderebbe a fare da guardia alla propria casa o al proprio portafoglio.
Ecco, ci sono persone che sono conigli. Non è che te la puoi prendere troppo con loro, perché gli leggi negli occhi che quello che non hanno fatto o non fanno è per paura e non per cattiveria. Paura della propria ombra e di chiunque e di qualunque cosa. Paura connaturata, che per correggerla dovesti impegnarti tanto ed essere diverso, insomma non essere un coniglio.
E c’è un effetto collaterale che mi piace, in questo genere di definizioni. Che sono accoglienti, ammettono l’esistenza di qualcuno e qualcosa di diverso, che esiste in natura e quindi ha diritto di occupare il mondo tanto quanto noi. Sono definizioni che lasciano spazio alla gentilezza, alla faticosa convivenza con il resto del mondo.
Buona giornata!
Anna da Re
sempre più belli i tuoi biglietti, Anna
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Ma grazie!
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