Non so voi ma io penso che sentir parlare sempre e solo di Covid in ogni momento della giornata ci faccia perdere un po’ quel nostro equilibrio interiore che preme per tenerci costantemente presenti e lucidi. Ogni conversazione che sento, che sia al bar, dal fruttivendolo o sul tram è covid tematico.

Mo’ basta, un’attimo di tregua per favore. Voglio una pausa, un momento di relax per riprendere fiato, fra qualche giorno è Natale, cerchiamo di pensarci un po’. Quindi oggi dedicherò qualche minuto, e qualche riga scritte pensando ad un’ intervallo pubblicitario a tema natalizio.
La pubblicità che vediamo tutti i giorni in tv, una volta ci veniva presentata con la dicitura intervallo, e prima ancora Carosello. I giovanissimi non se lo possono ricordare il famoso Carosello che andava in onda con veri e propri simpatici siparietti che dovevano invogliarci a comprare quel prodotto. Erano dei mini film divertenti, con famose gag rimaste nella nostra memoria.

Poi l’amato Carosello si è perso nei meandri della storia della televisione italiana, ma la “pubblicità” beh quella è rimasta costante e presentandosi sotto altre sembianze e credo proprio che non ci mollerà e resterà con noi per sempre. Adesso oltretutto ci assilla pure mentre leggiamo gli articoli di un blog. Così va il mondo, pubblicità dipendente.

Abbiamo avuto grandi agenzie pubblicitarie e direttori creativi che hanno realizzato famosi spot televisivi dal successo stellare e hanno fatto crescere la fama di molte aziende italiane. Geni creativi che hanno saputo cogliere il sentimento del Natale e portarlo nelle nostre case. Che piacciano o no alcuni spot natalizi, hanno segnato la storia.
Ma spot così divertenti non ne ho visti più, forse ci mancano le menti creative e geniali di chi ha fatto la storia della pubblicità italiana. Adesso abbiamo le influencer. Aspetto di vedere una Ferragni vestita da Babbo Natale protagonista di uno spot come uno di questi qui sopra. Ma non credo proprio che accetterà mai la sfida, o che salti fuori un’agenzia geniale che sappia dare vita allo spot del secolo.
Fine pausa pubblicitaria relax, vi è piaciuta?
Verde Alfieri
Mi chiamo Verde, e con un nome così non potevo che essere una creativa. Mentre faccio gioielli che trovate qui Alfieri Jewel Design, mi diverto a portarvi a colazione con me, a scrivere per il mio blog Alfieri Magazine ma soprattutto di The Ciabatte Pelose che tanto mi fanno impazzire.
madonna, le ricordo tutte!
io non ci penserei proprio a una campagna con un influencer, alla fine sarebbe mettere al centro due prodotti e il natale sarebbe un terzo elemento dissonante che fa da sfondo.
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Ricordo con piacere che, quando eravamo giovani, c’erano cinque o sei spazi pubblicitari in tutto il palinsesto televisivo e nessuno si sarebbe mai permesso d’interrompere qualcosa che avesse una sua unità: valga la competizione sportiva od uno spettacolo musicale o cinematografico. In quest’ultimo caso, il baluardo iniziò a cedere allorquando, vigliaccamente, introdussero la pubblicità tra un tempo e l’altro e, via via rincorrendo formati di tipo Statunitense, si è addirittura arrivati ad interrompere un dibattito e financo le parole di una Pubblica Autorità interpellata per l’occasione perché si deve andare in pubblicità. Succede sulla RAI e, a maggior ragione, sulle reti private: una quanto mai disdicevole trasformazione delle emittenti radiotelevisive da testate editoriali ad agenzie pubblicitarie, dove, tra un messaggio e l’altro, compare qualche spezzone di programma. Esiste poi tutto il discorso dell’inserimento dei prodotti a scopo promozionale, i cui marchi vengono ben chiaramente inquadrati, ma, come per incanto, si coprono qualora questi non paghino una tariffa d’inserzione, anzi, si arriva alla farisaica trasmissione con lato destro e sinistro invertiti, poiché anche la semplice insegna di un’attività industriale o commerciale od il marchio di un capo d’abbigliamento sono considerati pubblicità (accettata, va da sé qualora i pubblicizzati pagassero) e la visione di queste riprese indigna non poco, vedendo magari persone destrimane scrivere con la mano sinistra ed in direzione Araba o veicoli circolanti a sinistra in Italia e via spropositando.
Ci sarebbe, inoltre, da analizzare il fenomeno dei personaggi noti, anche della cultura, che prestano il loro volto e la loro voce per campagne pubblicitarie commerciali: questi individui, almeno nei confronti di chi scrive, perdono la loro credibilità, poiché, anche quando si trovino ad esprimere la loro opinione e quand’anche quel parere sia onesto e disinteressato, resta comunque il sospetto che siano, in qualche modo, retribuiti da questo o da quello o che il loro parlare sia viziato da precedenti campagne, nelle quali magnificavano un’azienda in cambio di denaro o di maggiore visibilità. Chi si presta alla pubblicità dovrebbe essere escluso da comunicazioni serie e, volendo apparire in pubblico, dovrebbe evitare il settore dell’informazione.
Ricordo che, in passato, vi era piena contezza di quanto fosse disdicevole la pubblicità e si era trovato un compromesso per farla entrare in punta di piedi, tanto che era sospesa il venerdì santo ed il giorno della commemorazione dei defunti; ai giorni nostri, invece, per tacitare quell’odierno mondo di avvoltoi ci sono volute due tragedie come la strade di الناصرية / Nāṣiriya nel 2003 od il terremoto dell’Aquila nel 2009.
Che dire, infine, delle bibliche interruzioni televisive, nelle quali, oltre allo strombazzamento di prodotti o servizi da parte del piazzista di turno, trova posto, ogni volta, l’annunciio delle trasmissioni successive? Mi risulta che, in altre epoche, ne esisteva una dal titolo: “Prossimamente: programmi per sette sere” non il martellamento odierno, la cui eco perdura come sovraimpressione in angolo.
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