Stoner è uno dei miei regali preferiti. Ha una bella storia, perché quando è uscito, negli anni sessanta, non se l’è filato nessuno, ma quando è stato ripescato dal New York Times (che ogni anni seleziona un libro di valore ma senza successo del secolo scorso, e lo ripropone) si è trasformato rapidamente in un libro di culto. L’ha pubblicato Fazi, che secondo me ha un buon fiuto, e poi l’ha preso Mondadori che sta pubblicando anche il resto della produzione di John Williams. Stoner è il libro che si regala a quelli che pensano che i libri debbano raccontare avventure rocambolesche per essere appassionanti. Stoner racconta una vita qualsiasi, e lo fa in un modo così appassionante che mia mamma ha bruciato una pentola di fagiolini, cioè non solo i fagiolini ma proprio la pentola, perché era immersa nella lettura. A tal punto da metterci un po’ a sentire l’odore di bruciato…
Stoner ha solo il difetto, come regalo, che in molti l’hanno già letto.







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