No, non sono molto abituata a stare la domenica a casa.
Ma i tempi del ritorno e della ripartenza sono questi, e dopo una settimana di camminate va bene stare un pomeriggio seduta a leggere, a sistemare i conti, i progetti di Legambiente.
Nonostante le previsioni ora c’è il sole, e ho tirato giù un po’ di tapparella e la penombra che si crea oltre che essere fresca fa proprio estate. Estate in città. Mi viene in mente la casa della nonna dove si faceva il riposino dopo pranzo, nella penombra delle tapparelle abbassate. Oppure la casa della compagna di scuola con cui ho preparato la maturità, con gli scuri accostati contro il sole di luglio.
Ho letto “Tra loro” di Richard Ford, bellissimo struggente memoir. Sto leggendo “La strettoia” di Ann Petry, scrittrice nera dimenticata di cui tempo fa avevo letto il bellissimo “La strada”. Ho qui sulla poltrona “Le perizie” di William Gaddis. E più tardi andrò da un’amica a raccogliere alcuni libri che lei si è fatta spedire per me mentre io scarpinavo in Dolomiti.
Insomma come sempre la vita è piena di cose. Il passaggio da un posto all’altro, dalla compagnia alla solitudine, dalla montagna alla città, richiede sempre un tempo di adattamento, che va preso per quello che è. Non si sono pieni senza vuoti. Tutto va vissuto







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