
C’è un amico, tra quelli con cui sono in Istria, che da queste parti ha passato le estati dell’infanzia. Lo abbiamo accompagnato, io e sua moglie Sara, a cercare i posti di quando era bambino: la casa, la sorgente dove andavano a prendere l’acqua, gli alberi, i paesaggi.

C’è qualcosa di speciale nelle estati dell’infanzia, interminabili, piene di scoperte e di domande, qualcosa che spesso si sedimenta nei luoghi e che i luoghi ci sanno restituire.



In parte almeno, perché i luoghi cambiano, “là dove c’era l’erba ora c’è… una città”. Anche qui, nelle campagne o sono state costruite case, o il bosco se le è riprese.

E poi il paese, Pedena, con il suo bel campanile svettante, alcune case rifatte e trasformate in appartamenti da vacanze, altre diroccate e in attesa di un destino qualsivoglia, le strade strette e lastricate, la chiesa, la terrazza, le bocce, il belvedere, la chiesetta del cimitero.
Tanto verde, tanto silenzio, tanto spazio. Facile immaginare vite diverse, partenze e ritorni, nostalgie.







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