Mi sono fermata a Padova, tornando dalla Croazia. Non vedevo mia cugina Patrizia da un po’ di tempo, e come sempre sono stata felice di passare del tempo con lei.
Cosa fare in una città, a fine estate, con il caldo appiccicoso della pianura? Andare al museo, o meglio ai musei.

Oltretutto mia cugina è un artista, conosce l’arte e i musei della sua città, ha un suo punto di vista sulle cose che racconta con vivacità. Mi piace anche perché non fa mai l’insegnante, ma io inparo un sacco di cose!

Abbiamo cominciato con il museo degli Eremitani, di fianco alla Cappella degli Scrovegni, e simo anche state superfortunate perché abbiamo trovato anche il biglietto per gli Scrovegni. Il museo è pieno di cose belle, ma mi porterò il ricordo soprattutto di un vaso di vetro di epoca romana, dalla lavorazione complessa e delicata, arrivatoci intatto. Quasi a testimoniare che la cura, la ricerca della perfezione, la dedizione sono quello che si salva, e ci salva.
La cappella degli Scrovegni consente solo 15 minuti di ammirazione. Ma le espressioni, gli sguardi, i volti che Giotto ha scelto per raccontare la storia di Gesù sono così particolari e nello stesso tempo così universali che è come leggere un magnifico romanzo e sentirsi parte della storia.




Poi c’è stato il Museo della terra e dell’uomo, nuovo e un po’ didattico, in cui forse non abbiamo imparato tutto quello che si poteva sulla terra, ma abbiamo ammirato dei fossili fantastici, ritrovati per lo più vicino a Verona, che secoli e secoli fa era un grande mare tropicale. Pesci, tartarughe, felci, palme giganti.
Il mondo era ed è una cosa soprendente. Come sempre, basta aprire gli occhi







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