Novembre è il mese di Bookcity, il festival milanese dei libri.
Confesso che, tra tutti i festival letterari, è uno di quelli che mi piace di meno. Eventi dispersi su un territorio grande, assenza di un tema preciso, pochi autori di quelli che non vengono mai e che da lettrice avrei voglia di incontrare. In genere fa freddo, spesso piove, e quando lo seguivo per lavoro era tutto un correre e si arrivava sfiniti alla fine del weekend.

Ora per fortuna posso scegliere, e così ieri sono andata all’incontro con Mircea Cartarescu, lo scrittore rumeno di cui Il Saggiatore ha appena pubblicato Theodorus (di cui scriverò presto su Pulp Magazine). Non pensavo ci fosse molto gente, per cui non avevo chiesto all’ufficio stampa dell’editore di tenermi un posto, e mi sono dovuta mettere in fila al gelo per più di mezz’ora. E se non fosse stato per un volontario gentile e attento che mi ha avvisato della coda, magari non sarei neppure entrata.

Ma poi è stato bello. Anche il fatto che ci fosse tanta gente, e tanto ragazzi, è bello. E che comprassero le 700 pagine di un’epopea ambiziosa, per certi aspetti surreale, di sicuro larger than life.
Insomma qualcosa di bello c’è. Anche la nebbia che al Castello Sforzesco avvolgeva il logo illuminato







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