Vi avevo detto che avrei incontrato Edward Carey e che ero un po’ timorosa di questo tête-à-tête. Che poi c’era l’interprete, l’ufficio stamp dell’editore, insomma nessuna solitudine. E come vi avevo detto mi ero preparata.
Così tutto è andato bene.
Edward Carey è stato gentile, le sue risposte sono state belle e piene di vita e di passione. Le leggerete presto su Pulp Magazine.

E allora perché fai un post su questa non notizia?
Perché ho una considerazione. Carey ha detto che il teatro, in Gran Bretagna, ha sofferto moltissimo della pandemia, e poi della Brexit. Oggi ci sono pochi teatri e molta produzione di musical e intrattenimento pop. Qui da noi non è diverso. Però sopravvivono bene le scuole di teatro. Come le scuole di scrittura. Come possano convivere tanti aspiranti attori senza andare a teatro, e aspiranti scrittori senza leggere, è un mistero per me. Non nego il valore dell’esperienza, nel caso della recitazione come della scrittura. Ma non c’è scrittura senza lettura, recitazione senza lettura e partecipazione come pubblici. Un po’ come suonare senza ascoltare la musica.
Che ne pensate?







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