Di questa stagione, adoro le chiacchiere di Carnevale, che hanno un nome diverso in ogni regione d’Italia.
C’era una tradizione di famiglia, con le chiacchiere. Nella stagione, in febbraio di solito, mio papà le comprava per la cena del venerdì, in cui ci si ritrovava un po’ tutti, e con i nipoti. Ogni settimana le comprava in un un posto diverso, e si facevano dei confronti: la leggerezza, la friabilità, lo zucchero sopra. Magari si decideva anche che le chiacchiere di un certo posto erano davvero le migliori. Poi però l’anno dopo, un po’ ci si era dimenticati chi fosse stato decretato il migliore, un po’ comparivano altri posti da provare. Alla fine insomma di chiacchiere vere e di chiacchiere intorno alle chiacchiere c’era una bellissima abbondanza.
Però adoro anche le chiacchiere fatte di parole. Ad esempio quelle che nascono nel corso di maglia. Le chiacchiere genuine, senza prevaricazioni e dimostrazioni. Lo scambio di esperienze e di vita tra le persone. Basico e basilare.







Lascia un commento