Vergogna e proteste

È una parola che si stava perdendo, vergogna. E sembrava perdersi anche il suo significato: riconoscere, in primis dentro se stessi, che si è agito male.

Ultimamente la parola è stata portata alla ribalta da Gisèle Pelicot nella sua denuncia degli stupri subiti, da lei stessa e dalla figlia, da parte del marito e di un numero indegno di altri uomini. Stupri non occasionali, ma deliberati, studiati, organizzati. È successo in Francia ma se ne è parlato da noi e da poco è uscito anche il libro della figlia, Caroline Darian (non a caso non vuole usare il cognome del padre) “Ho smesso di chiamarti papà”.

Si sa che nelle nostre società la vergogna tende sempre a ricadere sulla donna, soprattutto quando si tratta di sesso. Ma Gisèle Pelicot ha sostenuto che la vergogna è tutta del marito e degli altri uomini. Che sono comparsi in tribunale forse sperando di vedersi assolti, o capiti, o perdonati. E dopo Gisèle Pelicot qualcun altro ha cominciato a dire che sì, gli uomini si dovrebbero davvero vergognare di essere uomini. Di condividere con quelli come loro (genericamente, culturalmente) la violenza che esercitano sulle donne. Di far parte della stessa specie e genìa di chi le donne le ammazza perché non sono come vorrebbero loro.

La vergogna è solo l’inizio, per carità, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.

Un altro inizio potrebbero essere questi giorni di proteste. Sacrosante, pacifiche e anche creative, tutte quelle sparse per gli Stai Uniti. Pacifica anche quella degli scrittori davanti alla sede di Meta: volevano solo dare al CEO una lettera su un foglio A4, una denuncia dell’uso dei libri per alimentare l’intelligenza artificiale, ma senza pagare il copyright. Ma quel foglio non l’hanno voluto toccare neppure gli impiegati. Scottava del bruciore della vergogna.

Qualcuno diceva “may you live in interesting times”; e questi tempi sono anche interessanti, oltre che complicati e minacciosi.

Lascia un commento

Sono Anna

Benvenuti su ChicAfterFifty. Nato 10 anni fa come blog di moda per signore, appunto after fifty. Dopo la pandemia la moda non mi è più sembrata così importante. E allora parlo di libri, di ambiente, di posti belli, di cose belle.

Let’s connect