Ma che titolo lungo e incomprensibile!
È che gli outfit letterari sono un po’ complicati. Ma seguitemi.
Siamo sempre in 4.3.2.1 di Paul Auster, e parliamo di Ferguson, il protagonista indiscusso del libro, dovrei dire dei libri. In uno dei libri Ferguson diciottenne va a Parigi, ospite di un’amica di famiglia, Vivian, che gli mette a disposizione l’attico della servitù, una stanza così piccola come l’americano Ferguson non pensava potesse esistere), ma anche vitto in abbondanza, letture ragionate di libri e molte amicizie. Vivian lo porta anche a comprarsi dei vestiti, e c’è tutta la meraviglia di Ferguson che indossa per la prima volta delle giacche, delle camicie che si stirano, dei pantaloni di velluto. Vanno a Le bon marché, un grande magazzino che ai tempi in cui è ambientato il libro, negli anni 60, era chic senza essere pretenzioso.
Ora per me, non proprio negli anni sessanta ma quando ero giovane, gli americani, un certo tipo di americani, avevano un fascino incredibile. I pantaloni khaki, le camicie azzurre di oxford, le T-shirt di cotone bianco, i bermuda d’estate. Uno stile essenziale, semplice, senza fronzoli e senza inutili accessori. Le cinture di cuoio e le scarpe da barca. Cose che stavano bene a tutti, che prescindevano dalla moda. Ho desiderato per anni un guardaroba da uomo americano.
E contemporaneamente gli americani guardavano ai francesi come i più eleganti del mondo, con la loro allure magnifica pure al maschile. Tuttora gli americani guardano ai francesi come a quelli che sanno vivere, sanno godersi la vita, mangiare, amare, vestirsi.
Anch’io peraltro adoro lo stile francese, soprattutto quello femminile, e se dovessi stilare una classifica dei paesi dove ammiro come la gente si veste, di sicuro la Francia sarebbe in testa!
Ed essendo italiana, invece che vederli come opposti, lo stile americano e quello francese, posso usarli entrambi come ispirazione. Non sono una donna fortunata?
Intanto buona giornata!
Anna da Re
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