Più di tutto sono i gioielli a raccontare le storie di famiglia. Perché durano tanto, diventano più belli con il tempo. Testimoniano un passato che si è riusciti a tramandare, i destini delle famiglie che si arricchiscono e impoveriscono. A volte portano storie raccontate, altre volte bisogna immaginarsele.
Così i gioielli è bello comprarli, ma è soprattutto bello riceverli.
Ieri per esempio ho avuto una piccola sorpresa: ho incontrato mia cugina Patrizia, la pittrice, che mi ha portato in regalo questo bellissimo anello.
Stamattina l’ho messo insieme alla fede del nonno Carlo, il papà di mia mamma, quello che diceva mi chiamo Felice Carlo e felice sono, e che quando si lamentava diceva io in questa casa sono una suppellettile, di lusso eh, ma una suppellettile… Il nonno Carlo non è andato in guerra perché lavorava al Telegrafo e serviva lì e non al fronte. Amava molto ballare ma mia nonna non ce lo faceva andare quasi mai e altrettanto quasi mai lo accompagnava. Era un tipo un po’ leggero e scherzoso, tutto il contrario di mia nonna che era seria e passionale. Quando è stato il momento di dare l’oro alla patria, sotto il fascismo, anche i nonni hanno dato il loro contributo. Hanno dato anche le fedi, che hanno sostituito con degli anellini di una lega di alluminio autarchica ma scadente. Poi dopo la guerra e la ricostruzione, quando si sono un po’ rimpannucciati, hanno ricomprato le fedi. Che sono quelle che ora ho io.
E l’orologio che vedete sul polso è quello della zia Neva, la figlia di Felice Carlo e sorella di mia mamma. Forse questa storia ve l’ho già raccontata, ma siccome è una delle mie preferite ve la ridico. La zia Neva si era laureata in matematica durante la guerra, e subito dopo ha avuto un posto in un liceo di Imola. Per andarci prendeva il treno, e il nonno le ha preso un orologio perché potesse essere puntuale. Però appunto era subito dopo la guerra ed erano tutti poveri e malmessi, così lui ha comprato un orologio d’acciaio e non d’oro come avrebbe voluto, per quella figlia di cui era molto orgoglioso (lo era anche di mia mamma, comunque, non vorrei dare impressioni sbagliate). E quando appunto si sono rimpannucciati, oltre alle fedi ha fatto rifare la cassa dell’orologio, che ora è di un bell’oro leggermente rosso.
Quindi sono gioielli chic con una bella storia. Cosa volere di più? Sono anche molto contenta che mi siano state raccontate, queste storie. E spero che anche grazie al blog possano continuare a vivere e arrivino ai miei nipoti… e magari oltre.
Buona giornata!
Anna da Re
Allora grazie per averle condivise 🙂
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