Immagino che Ezio Sinigaglia inorridisca pensando che un fashion blog parli del suo libro. Peggio, che detto fashion blog voglia vestire a modo suo i suoi personaggi.
Bene, affronterò questa situazione. Per vizio professionale immagino il suo ufficio stampa che gli dice Ezio, guarda sul web hanno fatto un’iniziativa carina, un blog tour sensoriale l’hanno chiamato (grazie, btw, a Chili di libri, Read and Play, LibrArte e Desperate Bookswife), ci sono dentro blog diversi e persino uno di moda, ma del libro parlano bene, stai tranquillo, e poi lo sai, più si parla di un libro e meglio è…
Ma bando ai preamboli e parliamo di Eclissi, pubblicato da Nutrimenti, il romanzo che ha vinto Modus Legendi 2020. Magari lo sapete, ma Modus Legendi è un’iniziativa che sfrutta la rete per far sì che i lettori comprino tutti insieme uno stesso libro in una stessa settimana, facendolo così salire nelle classifiche. Questa settimana si compra Eclissi, appunto, dal 2 all’8 marzo.
Ma parliamo degli outfit del suo protagonista e della comprimaria, che vanno in una sperduta isola del nord a vedere l’eclissi di sole. Ci vanno separatamente, e si incontrano, e sono dei signori attempati, e verso la fine della vita; dei signori con esperienze e bellezze e delusioni, ma molto vivi, e ancora desiderosi di parlare e di capire. Eugenio Akron arriva da Trieste e sta cercando una domanda, certo che quando l’avrà trovata troverà anche la risposta. Clara, americana, vedova Wilson dei discendenti di quegli Wilson che hanno fatto la storia, viaggia di eclissi in eclissi, come se la meraviglia di quel fenomeno che si ripete ma va visto ogni volta da un posto diverso fosse l’unica cosa che vale la pena di guardare.
E certo l’eclissi, oscurando tutto il resto, è quello che permette a Akron di trovare non la domanda, ma la verità.
E non sperate che vi racconti altro, perché sapete che secondo me i libri vanno letti, e questo poi ha un linguaggio meraviglioso, proprio che desta meraviglia, che uno legge e dice mamma mia, io non saprei mai scrivere così ma quanto è bello leggerlo.
Come mi immagino vestito Akron, architetto con tanti capelli bianchi nascosti sotto il berretto. Me lo immagino elegante in una semplicità funzionale: un parka molto imbottito, di un blu scuro e intenso, con dei pantaloni neri tecnici, che stanno morbidi sulle sue gambe sottili e lunghe. Sotto il parka ci sono molti strati, maglie termiche, dolcevita, per ultimo un pile grigio scuro, di quelli un po’ pelosi e soffici. I guanti sono di pelle ma imbottiti, e il berretto è blu, di cachemire doppiato di pile, quanto di più caldo si possa trovare. Sobrio, semplice, essenziale.
Mentre Clara, Clara che vuole parlare italiano e lo fa con fantasia e sprecisione ma anche con grande efficacia, Clara invece ha degli strati anche lei, ma raffinati e femminili e anche colorati. Gonne che si sovrappongono ai pantaloni, cardigan sopra pullover, poncho, sciarpa, cappello, borsa… Clara viaggia e cammina avvolta e accompagnata da strati di vestiti che nonostante il clima conservano una leggerezza e una volatilità, è davvero come se le fluttuassero intorno.
Ecco l’ho scritto. Devo confessare che ci sono tante descrizioni, anche degli abiti, in questo libro, e quindi mi sento un po’ una che ha copiato. Poi però penso anche che quello che l’autore aveva negli occhi mentre scriveva non è certo quello che avevo negli occhi io mentre leggevo. E chissà che cosa avete negli occhi ora voi che leggete me, e chissà cosa avrete negli occhi quando leggerete il romanzo.
D’altro canto, sappiamo che questo è il bello dei libri, che ognuno legge il proprio, vede il proprio, unico e inimitabile. Un po’ come lo stile quello vero, che fa combinare gli stessi vestiti in molti modi diversi, per cui seppure sembriamo simili a ben guardarci non lo siamo affatto. E appunto i vestiti ci aiutano. Ad affrontare il freddo se siamo molto a nord, per guardare quel buio che, oscurando finalmente l’ovvio e il conosciuto, ci fa scoprire la verità.
Buona lettura a tutti!
Anna da Re