Inutile ripetere che fa caldo, stupirsi, preoccuparsi, aspettare che passi. Cioè, si possono dire e fare tutte queste cose, ma poi bisogna vivere.

Le condizioni esterne ci sono sempre, spesso non sono favorevoli e in qualche modo si fa.
Così domenica mi sono detta vado in montagna. È vero che non dormo un granché e svegliarmi presto mi piace ancora meno, ma è l’unico modo per andare a rinfrescarmi.



E andando in gita con gli Escursionisti Curiosi ho scoperto un altro pezzo delle nostre montagne, sopra Macugnaga, sotto il monte Rosa, che ieri non si vedeva perché dentro le nuvole, ma se ne percepiva la presenza. Sono montagne serie, anche cupe, molto poco addomesticate. Se si passano gli alpeggi, che non superano mai i 2000 metri anzi se ne stanno abbastanza al di sotto, se si prosegue oltre gli alpeggi i sentieri diventano lunghi, impegnativi, non ci sono rifugi e ristori frequenti come nelle Dolomiti. Eppure hanno un grande fascino e per me una grande attrattiva.



Con il gruppo abbiamo percorso un bosco e un sentiero ad anello che incrociava un ruscello fresco e bellissimo: l’alveo era bianco in tanti punti e si formavano pozze trasparenti e azzurrissime. Siamo arrivati fino a una cascata, ancora imponente e rumorosa, quasi a dirci che la natura si fa i fatti suoi e in certi posti la siccità non c’è. Magari in quei posti dove l’abbiamo lasciata in pace. Dal lato opposto della cascata sale un sentiero che va fino a oltre 3.000 metri, al passo del Turlo. Da lì si può scendere in Val Sesia. E’ un sentiero impervio, che sale sale sale, e che un giorno mi organizzerò per fare. Perché in un certo senso quella è la montagna vera. Dove ti devi portare dietro quello che ti serve. Dove devi avere la resistenza per andare fino in fondo. Dove non senti rumori se non qualche pietra che rotola, qualche camoscio che si nasconde, l’acqua, il vento tra le fronde degli alberi e poi il vento soltanto.
Insomma ho felicemente sbrindolato, e trovato nuovi posti da esplorare!
Buona serata
Anna da Re
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