È uno di quei posti che ogni tanto si sente nominare, la Valle Maira. Noi lombardi diciamo Val Maira, ma i piemontesi dicono Valle Maira.

È un posto meraviglioso, che vale tutte le ore di viaggio, la pioggia, il ginocchio che non funziona e quindi l’adattarsi a passare dal trekking al turismo.

È un posto pieno di storie, la più evidente la si trova al Museo del Capello. Quando gli inverni erano lunghi e ai rischiava la fame, nelle borgate sparse per la Valle Maira ci si salvava perché le donne lavoravano i capelli che gli uomini avevano raccolto durante i viaggi estivi. Capelli di tutti i colori, tagliati in cambio di tessuti e altri oggetti più o meno utili. Quando rientravano, i “cavié” spesso portavano anche il sale di conservazione delle acciughe, che avevano comprato sulla costa francese e via via rivenduto agli osti sulla via del ritorno. Il sale permetteva di conservare gli alimenti ed era fonte di iodio. I capelli davano lavoro e poi denaro.

Quanto ingegno e quanta creatività, senza una città, senza una scuola. Tanto bisogno e tanto coraggio.





E poi la bellezza. Il verde, intenso e fittissimo. L’acqua. Le rocce. Le costruzioni di pietra con i grandi ballatoi di legno. Le chiese affrescate e i campanili.

Un posto dove hanno speso bene i soldi del PNNR, per conservare e far conoscere, per un turismo lento e rispettoso. Un posto dove voglio assolutamente tornare. A camminare soprattutto.







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