Sono un’ascoltatrice di radio. Non ho la tv da parecchi anni e non ne sento la mancanza. Ascolto invece spesso la radio, in genere Radio3. La ascolto la sera mentre lavoro a maglia. La ascolto mentre pranzo, la ascolto in macchina. Quando vado a pilates è l’ora di Radio3 Scienza, sorprendentemente interessante per una persona come me, ignorante e poco propensa verso quel mondo.
Ieri c’era ospite Luisa Corazza, che ha scritto il libro “Il lavoro delle donne? Una questione redistributiva” (Franco Angeli). Non era strano sentir dire che le donne hanno meno opportunità, sono pagate meno, sono penalizzate dal fatto che il lavoro di cura famigliare tocca sempre a loro. E neppure che le donne italiane sono più scontente degli uomini italiani, e più desiderose di andarsene. Del resto basta andare a un qualsiasi convegno, conferenza, evento in cui circoli un po’ di potere, e si vede che sono tutti uomini, quelli che parlano, quelli che contano, quelli che decidono.
L’altra sera per esempio ero a una presentazione de Il cittadino, il quotidiano di Monza (che esce una volta alla settimana), in occasione della pubblicazione di un supplemento speciale sulla sostenibilità. Legambiente era tra gli invitati, eravamo due donne. Ma sul palco c’erano solo uomini.
E questa, dell’assente o cattivo lavoro delle donne, del maschilismo imperante e sempre più intollerante, dell’iniquità della distribuzione di opportunità e potere, questa è davvero una cosa insostenibile.
Ma per ora il vasto uso della parola sostenibilità si è fermato prima.








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