Sì, è un'espressione che detesto.
E' subdola, è cattiva, carica di disprezzo e negatività.
Terribile sopratutto quando la usiamo con noi stessi, per convincerci a farci piacere qualcosa che non ci piace.
E' ora di smetterla!
Proposito di settembre da mettere subito in pratica!
C'è molto dello spirito dei tempi nel dilagare dell'espressione "tanto è uguale".
Tanto è uguale un corno! Se è uguale, è uguale non c'è bisogno di dirlo. Se non è uguale non lo è e bisogna prendere atto della differenza.
La locuzione "tanto è uguale" esprime un adattamento forzato: il vero messaggio è "adattati e non fare storie". Soprattutto non fare storie. E' una prevaricazione. E' vigliacca perché chi vi impone qualcosa ve lo impone senza prendersi la responsabilità di farlo. Dirvi "tanto è uguale" non vi lascia scelta. In più, vi costringe al sorriso.
Insopportabile! Ingiusto!
Ma sapete dov'è il peggio?
E' in tutti i casi in cui "tanto è uguale" lo diciamo noi a noi stesse. E' sempre un adattamento forzato, e quindi immaginate come ci possiamo stare bene… ma per di più ci facciamo piacere qualcosa che non ci piace.
Ora di cose che non ci piacciono ma dobbiamo fare lo stesso ce ne sono molte. E molte ce ne saranno.
Ma essere onesti con se stesse e dirsi "non mi piace" ci consente di fare quel che dobbiamo fare comunque con consapevolezza. E chissà, da quella consapevolezza magari esce qualche idea per evitare di fare quel che non ci piace, o per trovare una soluzione inaspettata e alternativa.
Se invece ci convinciamo che ci piace quel che non ci piace, se ci diciamo "tanto è uguale", resteremo intrappolati. Ci faremo del male da soli, insomma. Che è proprio stupido, no?
Intanto, ho messo su Instagram un altro #selfieinthekitchen del mio periodo blu, e domani vado a Pordenonelegge.
Chi ha voglia di commentare lo faccia, non sia timido!
buona giornata
Anna da Re
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