Volevo scrivere questo post da quando sono tornata ma mi riusciva un po’ difficile e allora ho scritto altro intanto che i pensieri sedimentavano e preparavano a prendere forma.
È da un po’ di tempo che faccio delle vacanze con gruppi di persone sconosciute. Più che altro per necessità, perchè ci sono cose che mi piace fare ma non ho il gruppo di amici e/o conoscenti che le possa fare nello stesso momento e nello stesso luogo. E ci sono cose che è meglio non fare da soli, tipo camminare o ciaspolare in montagna. Così mi aggrego, come molti altri, a un programma organizzato.
In genere ci si ritrova in un numero che va dai 10 ai 20, con un capogruppo o guida o accompagnatore, e si va. Io sapete che amo la bellezza di mettere un passo dopo l’altro, la meraviglia di guardare il mondo dall’alto, la contemplazione della natura che mi circonda. Se anche non trovo nessuno con cui chiacchierare, mi va benissimo.
Mi considero anche un orso, gentile e sorridente ma di fondo orso. Non sono capace di attaccare bottone con chiunque, non sono brava a cominciare i discorsi, ho sempre un po’ di invidia (di quella buona, non di quella verde e cattiva) per quelli che riescono subito a socializzare. Però appunto sorrido e ascolto, quindi me la cavo.
Un gruppo vero è un insieme di persone che hanno comune molto di più di una camminata o un viaggio. Però anche un insieme di persone che fanno la stessa cosa è, almeno temporaneamente, un gruppo. Con alcuni elementi che tendono a ripetersi: uno/una che vuol fare il capo, uno/una che non la trova mai pari, uno/una che sobilla alla ribellione.
Però poi il bello del gruppo è che lo puoi scomporre ed è fatto di persone. Con la loro infinita varietà e le loro storie tutte diverse. E allora mi succede che, se con il gruppo sto qualche giorno, scopro che le persone interessanti e piacevoli sono più di quello che mi sembrava all’inizio. Perchè ci sono persone come me che finchè non ci parli un po’ non sai chi sono. Ce ne sono altre che sono sbruffone quando c’è il contesto ma in altre situazioni sono normali. Ci sono altre persone che ascoltano volentieri, magari pure la mia storia o quello che faccio. Ci sono persone con cui si sente una corrispondenza, e che dispiace che poi magari, essendo lontani ed essendosi appena conosciuti, ci si perderà. Ci sono persone di cui si intuisce la preziosità, che giustamente tengono ben nascosta.
E allora apprezzo il fatto che le circostanze mi portino a frequentare questi gruppi di sconosciuti. E apprezzo anche chi si mette lì, con fatica e impegno e spesso poco riconoscimento, a organizzare gite e viaggi per i gruppi.
Cosa c’entra lo chic? Oggi credo proprio nulla.
Buona giornata!
Anna da Re
Ci somigliamo! Nella difficoltà a parlare, attaccare bottone come dici tu, ma nella fiducia incondizionata verso le nuove esperienze
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