Sicuramente c’entra l’età. Noi perennial o after fifty o diversamente giovani o comunque signore, siamo sensibili al rumore. Insofferenti anche, verso il rumore inutile e gratuito.
Verrebbe da dire che siccome le nostre giornate sono piene e strapiene, che siccome viviamo con l’idea di non avere abbastanza tempo rispetto a tutto quello che vogliamo e a volte pretendiamo di fare, non possiamo sopportare il senso di vuoto che sembra accompagnarsi al silenzio. I negozi, le palestre, per non parlare di bar e locali, accendono le radio quando aprono e le spengono quando chiudono.
Ed è paradossale, perché questa è anche l’epoca in cui nei caffè o nei bar, se non si passa di tutta fretta a prendere una cosa al volo, ci si va per lavorare, con il computer o con il telefono. Siamo sempre collegati, stiamo sempre guardando o leggendo qualcosa, e sarebbe molto più facile e meno faticoso se intorno non ci fosse così tanto rumore. Per di più, quasi tutti indossano le cuffie, e dunque ci si chiede chi ascolti quella musica che esce a tutto volume dagli speaker.
Ecco, queste sono le cose a cui ho pensato quando ho letto dell’apertura dei “locali per pensare“, o meglio nella riconversione di locali normali in locali tranquilli dove appunto pensare, oppure anche no, perché tanto che cosa o se stiamo davvero pensando non lo può sapere nessuno tranne noi! Quindi magari possiamo pure scegliere di non pensare: che di sicuro lo facciamo troppo e spesso senza alcun costrutto! E c’è anche un sito in cui trovare la mappa di questi posti…
Che ne dite? Io me ne cerco subito uno a Monza!
Buona giornata
Anna da Re
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