Vi ricordate che ce lo dicevano quando eravamo bambini? E non capivamo bene questo verbo? E dicevamo storpia? E in effetti questo stroppia vuol dire la stessa cosa ma a chi ha fatto il proverbio doveva piacere l’assonanza.
E ce lo dicevano quando volevamo ancora del gelato o delle ciliegie, o quando non volevamo tornare a casa dopo un giorno intero passato fuori con gli amichetti.
E adesso invece ci viene in mente quando lavoriamo, il più delle volte.
Non che non siamo più che mai circondati dal troppo. C’è che addirittura si è messo a studiare come la troppa scelta, nei supermercati ma ora online, paralizzi la nostra capacità di capire cosa ci serve davvero o cosa ci piace di più. E in effetti molto spesso la scelta, apparente o reale, di alternative è tale che lasciamo perdere. Cercavo dei guanti di cotone, l’altro giorno, e online non vi dico quanti ce ne sono. Così tanti che non sapevo come scegliere. E allora ho chiamato un negozio qui a Monza, e sono andata a prendermeli di persona dopo essermi messa d’accordo con la proprietaria del negozio, che non era ancora aperto al pubblico.
Ma eravamo partiti dal troppo del lavoro. Che a volte sembra di stare dietro a una porta davanti alla quale sono ammassate persone con le richieste più disparate, impazienti più o meno a ragione, e certo non disposti ad andarsene prima che gli si sia dato retta… che immagine Kafkiana!
E insomma pensando anche a quello che ho imparato dalla quarantena, non spalancherò di certo la porta, ma farò entrare i questuanti uno a uno, ascoltandoli con calma. Ce la farò? Beh, intanto ci provo!
E buona giornata
Anna da Re
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