Stamattina quasi non sembrava estate, con il cielo grigio e un pochino di pioggia. Ma è durato poco e ora è tornato il sole.
È tempo di camicie bianche.
Un capo che adoro, di cui ho anche una certa varietà, e che finisco per mettere poco perchè quando è caldo mi fanno caldo e quando è freddo mi fanno freddo.
Però questa camicia, che è piuttosto una camicina, è leggera e fresca. Ed è con me da così tanto tempo che siamo davvero inseparabili.
Ha visto tante cose, di me e di chi mi è stato e mi sta intorno. Ha visto il mondo cambiare, ha visto arrivare la pandemia e la quarantena e l’emergenza Coronavirus. Ma prima ha visto la rivoluzione digitale, ha visto le macchine diventare ibride se non elettriche. Ha visto case e città diverse. È stata dentro armadi e valigie diverse. Ha visitato città d’arte, l’America e l’Europa. Mi ha visto allegra, triste, arrabbiata, indifferente.
Sono passati, quanti, venticinque anni? Potrebbero anche essere trenta. Stava in un negozio di Bergamo, questa camicina, dove ero di passaggio, era un bel negozio che probabilmente non c’è più, aveva i saldi, ci ho comprato diverse cose. Chissà perché la camicina ha retto alle mode, alla consunzione, ai traslochi. Forse il fatto che la sua stagione sia breve, perché sotto un pullover mi sembra sprecata, l’ha fatta sopravvivere fino a qui. Un vintage personale. Che con il tempo è diventata pure più chic.
E che appunto, se potesse parlare, chissà cosa non vi racconterebbe!
Buona giornata!
Anna da Re
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