Vabbè, direte subito ma guarda questa, che la casa dell’infanzia ce l’aveva a Cortina, che fortunella e che antipatica.
Ma aspettate un attimo e leggete.

La casa di Cortina era in affitto, tanto per cominciare. E i miei genitori ci sono andati perché avevano fatto amicizia con una guida alpina, Marino Bianchi, i cui parenti avevano una grande casa in Alverà (una delle frazioni più lontane dal centro) e hanno cominciato ad affittargliela per l’estate. E i miei genitori non avevano nulla dei turisti classici di Cortina, quelli che passeggiano per il corso in costume tirolese e vanno a mangiare le fragole con la panna alla Baita Fraina in macchina. A parte che erano anni diversi, più spartani per tutti. Ma i miei camminavano in montagna, mio padre falciava l’erba e piantava boschi e raccoglieva barbe di pino, mia mamma sferruzzava e chiacchierava con le signore del posto. Anni dopo mi ha anche detto di aver imparato da loro preziosi trucchi su come rifinire il lavoro a maglia, trucchi che mi ha tramandato e di cui mi giovo ancora!
E intanto che durante l’anno si cambiavano case e città, Cortina restava. Con i bambini del posto con cui giocare e crescere. Con le montagne su cui inerpicarsi. Con i prati da cui scendere con i cartoni e poi dove sedersi a leggere. Con la noia dei pomeriggi di pioggia, di giochi da tavolo e carte. Con il freddo al momento di andare a letto, e il caldo del sole tra i baranci. Con un qualcosa che faccio ancora fatica a definire, ma che forse è semplicemente il vivere, e poi il ricordarselo, e poi ancora il poterlo rivivere.

E c’è qualcosa di speciale in quando ci si conosce da bambini, per cui quando ti ritrovi, ventanni, trentanni, cinquantanni dopo, è come se il tempo non fosse passato. Hai la stessa confidenza, la stessa disinvoltura che avevi allora. Le differenze che pure ci sono restano in secondo piano. La vicinanza e l’affetto sono più importanti.






Per questo aver potuto ritornare, quest’estate, nella casa della mia infanzia, cambiata certo ma non così tanto, è stato bellissimo. E’ rimasto lo stesso il paesaggio intorno, i prati, il torrente. Sono rimaste le stesse, anche se sicuramente cambiate dentro, le case intorno. E soprattutto sono rimasti gli stessi i profumi: quello del fieno appena falciato, quello del legno, quello della pioggia e del bagnato, quello dell’aria pulita e leggera.
E avere rivisto, e passato del tempo, con i due amici dell’infanzia, Mauro e Fabrizia, quello è stato un regalo per la cui preziosità non ho parole.
Buona giornata
Anna da Re
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