Stamattina mi sono fatta il solito selfie e ho pensato, accidenti, è la giornata contro la violenza sulle donne, il selfie proprio non c’entra.
E invece in qualche modo c’entra. Perché questa giornata non dovrebbe esistere. Dovrebbero esistere le giornate per: per l’ambiente, per la gentilezza, per l’acqua, per gli alberi, per i sorrisi. Le giornate contro sono tristi, perché vuol dire che quello verso cui stiamo cercando di portare l’attenzione è qualcosa che non dovrebbe esserci ma c’è. E che persiste a esserci nonostante le parole spese, le immagini, le manifestazioni, le buone intenzioni, gli sforzi.
Sarebbe proprio bello se della #giornatacontrolaviolenzasulledonne se ne potesse fare a meno. Perchè parlavo con una mia amica, e le dicevo che negli anni in cui io sono stata qui su questa terra e in questo paese, le cose sono parecchio cambiate, e complessivamente le donne hanno più possibilità, più spazio e più voce di quello che avevano quando io ero ragazza. Ma la mia impressione è che il numero dei femmincidi sia aumentato. Che la violenza quella che arriva a uccidere, con determinazione ed efferatezza, quella è cresciuta. Non ho però dei dati e non li ho cercati, per cui potrebbe anche essere che adesso i femminicidi sono sotto gli occhi di tutti, mentre prima magari si nascondevano nelle pieghe della criminalità generale o in quelle della famiglia. E ieri leggevo anche, sul Corriere della Sera, della traduzione e pubblicazione del libro “Dopo la violenza. Lo strupro e la ricostruzione del sé”” di Susan J. Brison. Un libro che sicuramente non sarà una lettura facile e piacevole, ma che mi sa dovremmo proprio leggere. E fra le varie cose che si dicevano nell’articolo, una mi ha colpito particolarmente: che uno stupro è insensato, immotivato. Viene commesso perché un uomo si sente in diritto di farlo, e la vittima, cercando una ragione e una motivazione che non trova, finisce per trovare in sé e nel suo comportamento la causa che non c’è. E in quel “sentirsi in diritto di farlo” ci sta ovviamente tutto il portato del passato, delle deformazioni culturali, della distribuzione e gestione del potere.
C’è tanto da fare. Oggi tutti parlano e scrivono, giustamente. Domani torniamo a rimboccarci le maniche.
Intanto buona serata
Anna da Re
Sono proprio d’accordo con te: possiamo parlarne finché vogliamo, ma se non si fa qualcosa di concreto per bloccare gli uomini violenti, a poco serve. Inoltre secondo me, bisogna capire da dove arriva questa violenza degli uomini e lavorare nelle scuole e nelle famiglie per rafforzare la resistenza alle frustrazioni…
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