Che sia una guerra, un’operazione militare speciale o un attacco terroristico, per quanto le parole siano importanti non cambia la sostanza di quello che succede a oriente di casa nostra, in Ucraina. Le notizie sono confuse e incerte, le analisi fatte dagli esperti altamente ipotetiche, e noi conviviamo con l’incertezza e la speranza.
Ieri sera sono stata a vedere Belfast, il film di Kenneth Branagh che mi è piaciuto moltissimo. Non sapevo nulla, e solo alla fine ho pensato che potesse essere la sua storia. Anzi più ci pensavo, mentre tornavo a casa e poi anche stamattina, più mi sembrava impossibile che non fosse autobiografico. E infatti lo è. Ma non è certo per questo che vi parlo di questo film. È perché attraverso gli occhi del bambino protagonista la pazzia, l’incomprensibilità e la mostruosità del conflitto ci appare evidente, palese, indiscutibile. Nel film il conflitto è quello tra cattolici e protestanti alla fine degli anni Sessanta in Irlanda, in quartieri in cui la convivenza tra le due religioni era stata fino ad allora pacifica e serena, e niente faceva presagire quello che sarebbe successo e quanto a lungo sarebbe durato.

E lo stesso lo possiamo dire di ogni conflitto, di ogni guerra civile. Lo stesso sgomento, la stessa incredulità, e poi le stesse reazioni, la resa, la paura, la fuga quando si può. Non voleva certo essere un film sull’attualità, quello di Kenneth Branagh. Ma l’attualità non aspetta e va avanti con i suoi tempi. E c’è una cosa bellissima, e confortante, nel film: il piccolo Buddy e la sua famiglia sono delle brave persone, non esenti da difetti ma buone, rispettose, che vivono secondo i valori dell’accoglienza e della pace. E il fatto che restino come sono, per quanto attaccati, per quanto costretti ad andarsene, è commovente e consolante. Non mi stanco mai di dirlo che c’è pieno di persone buone e brave, che in silenzio e senza farsi notare mandano avanti il mondo.
Concludo con questa piccola bella notizia, di una bambina slovena di 13 anni il cui Poster per la pace ha vinto il premio internazionale Lions Club. Un’immagine che per noi sferruzzatori e sferruzzatrici, che sappiamo quanto lavoro, quanta pazienza e quanta costanza ci vogliono per fare un maglione, ma anche per far vivere una società, è davvero emblematica.
Buona serata!
Anna da Re
Grazie della recensione, e del bellissimo Poster, sono anch’io una sferruzzatrice 🙂
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