Mi sveglio quasi senza jet lag, il motel dove abbiamo dormito è una specie di ostello con una sala dove c’è il caffè e ci si può sedere a fare colazione. Mia sorella mi ha comprato orange juice, yogurt e granola, io sono di quelli che la colazione la fanno sempre uguale, se possono.

E poi saliamo sulla bici e pedaliamo lungo una ciclabile che costeggia il fiume, Animas River, e case molto graziose, qualche bar, una libreria. Alla libreria ci fermiamo, è piccola e piena di libri usati, fuori c’è anche una casetta di book sharing. Compro uno Steinbeck tascabile, è uno scrittore del sud, forse la lettura giusta per questo viaggio. Chiedo anche se mi suggeriscono qualcosa sui nativi, un romanzo fondamentale per conoscere quella cultura, ma non mi paiono così sul pezzo…

Durango mi fa sempre venire in mente la canzone di Bob Dylan, tradotta da De Andrè, Avventura a Durango, con il suo ritornello che ho nelle orecchie da mesi:
“Nun chiagne Maddalena Dio ci guarderà
e presto arriveremo a Durango
Stringimi Maddalena ‘sto deserto finirà
tu potrai ballare o fandango”

Mia sorella non la conosceva. È buffo avere vissuto insieme per 18 anni e poi aver vissuto lontano per più di 40… ci sono ricordi e riferimenti immediatamente condivisi, e poi tutto un mondo di esperienze differenti.

Il tempo è splendido e Durango è proprio carina. Non mi aspettavo che il Colorado fosse così pieno di sole. Sono felice di essere qui.








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