Ecco qualcosa di cui sono veramente fiera, e vi spiego perché. Leggete
Ora questo è qualcosa di cui sono molto fiera. Così fiera che non ne ho parlato finché non sono stata completamente sicura che succedesse.
Ma ora sembra proprio che succeda davvero, ed è domani.
Una delle ragioni per cui sono fiera di essere stata invitata a questa tavola rotonda su “Scritture liquide, scritture in rete”, all’interno del convegno su “La modernità letteraria e le declinazioni del visivo”, è che si tiene all’Università di Bologna. Che non solo è la più antica università del mondo, ma è anche l’università dove mio padre ha insegnato per tanti anni. Sono sicura che sarebbe fiero anche lui. Non che lo dimostrerebbe. Lui era un professore di chimica e faceva lo snob quelli come me che studiavano scienze sociali e simili. Poi però leggeva un sacco di letteratura (ho potuto tenere anche dei suoi bellissimi libri nella sua libreria) e ad esempio con mia cugina Patrizia chiacchierava di arte e di umanesimo. Con me discuteva e litigava. O io discutevo e litigavo con lui. Di politica. Mia madre ci odiava. Ma io non ero capace di tacere. E per essere onesta con voi come sapete che sono e vi aspettate che sia, penso che alla fine non sia stato così male. Certo avremmo potuto essere più civili ed evitare di urlare e discutere con calma. Ma stare zitti o essere indifferenti sarebbe stato peggio. Senza contare che erano gli anni settanta e non si poteva non essere combattivi, contro, contestatori, sempre in disaccordo. Era un buon allenamento, dopo tutto.
Sono anche orgogliosa di quel che sono diventata, se posso dirlo. Mi è sempre piaciuto studiare, ho sempre fatto le cose seriamente e con impegno. Sono anche stata fortunata. Ma la conoscenza che ho accumulato, che è poca ma non zero, e la capacità di trasmetterla, queste non erano scontate dall’inizio.
Ma vi racconterò meglio lunedì… dopotutto questa tavola rotonda può ancora essere un fallimento!
Non so ancora bene come mi vestirò. Probabilmente con un abito semplice e i mie sandali azzurri. Qualcosa di appunto semplice ma interessante. Oggi invece ho indosso una gonna che avevo preso in Spagna qualche anno fa. E’ rimasta nell’armadio inutilizzata per parecchi anni. Non credo di essermi mai fatta un selfie con questa gonna, per dire. Aveva parecchi ricordi attaccati. E poi ha questa forma ad A, che i giornali di moda e per signore si ostinano a dire che dona. A me personalmente pare che non doni per niente. Sarà che sono piccola. Sarà che sono magra. Ho l’impressione che accorci, e che non faccia neanche la parte sotto più sottile… voi che ne pensate?
Però è una gonna carina fatta con un tessuto leggero e con una bella fantasia. Vi ricordate quella T-shirt rossa che ho comprato sabato scorso? Beh, era perfetta su questa gonna. Solo che è corta corta, e bastava che respirassi o alzassi le braccia e si vedeva la pancia nuda… non mi sembrava proprio una cosa da ufficio. Così ho ripiegato su una T-shirt grigia. E ovviamente i sandali azzurri: li adoro! E sono pure comodi. Non ci volevo credere. Ma una volta fatta l’abitudine, ci si può camminare per un bel po. Mi sa che ha ragione mia sorella quando dice che vivrebbe in infradito. E lei ha un’estate lunga, quattro mesi più o meno, in cui in effetti vive in infradito, per cui sa di cosa sta parlando…
Buona giornata!
Anna da Re
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