Trovo sempre difficile tornare a casa dall'America. Così sto leggendo il libro giusto, che si intitola You can't go home again (Thomas Wolfe). Sono contenta di essere a casa, comunque, e vi racconto qualcosa del viaggio
Ho scorso gli ultimi post, prima di rimettermi a scrivere. Per familiarizzarmi di nuovo con il blog.
E’ stata una lunga pausa. Così lunga che mi ero quasi dimenticata di avere un blog e l’impegno di scrivere 5 giorni alla settimana.
E lo so che è sabato e che è uno dei giorni in cui non scrivo, ma dovevo iniziare in modo soft e così oggi è il giorno giusto. Dovevo avere un torneo di tennis ma l’hanno cancellato per il maltempo. Maltempo che a dir la verità non è ancora arrivato, ma tant’è. Mi fa piacere anche avere una giornata tranquilla a casa, succede così di rado…
E sono tornata. Con lo stesso choc culturale dell’anno scorso.
Non è che io sia disperatamente innamorata dell’America. O forse sì. Ogni volta che vado, anzi ogni volta che vado ancora di più, noto l’incuria, lo stato di abbandono di molti posti, la sporcizia, la trascuratezza; l’abbondanza e lo spreco; le cose fatte in fretta e senza attenzione. Mi fa tristezza. Ma poi la amo nonostante ne scopra i difetti e le miserie. Forse la amo di più per questo. Come nell’amore con le persone. Quelle persone che ami di più perché ne conosci le debolezze e le fragilità.
E qui, qui in Italia, è tutto così diverso che non saprei neanche descriverle, le differenze. Eppure qui mi piace. Sono felice di vivere qui. E’ solo difficile riprendere a stare qui dopo essere stata via tanto tempo (che poi non sono stata via neppure un mese, anche se mi è sembrato molto di più e sono sicura che Thomas Mann sarebbe d’accordo sulla percezione del tempo come non assomigliante al tempo reale).
E’ stata una bellissima vacanza.
Sono stata in posti nuovi, anche se tutti in California: Sacramento, Lake Tahoe, Mammoth Mountain and Mammoth Lakes. E’ stato bellissimo.
Sono stata nella ghost town Bodie, meravigliata che il boom della città sia durato due anni. Sembrava normale, a chi ce lo raccontava. Due anni. Due anni di corsa all’ora, la città si è riempita e poi si è svuotata. E’ rimasto qualcuno e così si è conservata ed ora è un monumento nazionale. Nelle case ci sono ancora i mobili e le stoviglie. La gente se n’è andata lasciando tutto. Mi ha ricordato Pompei. E ho anche pensato come i libri che leggo riescono sempre a collegarsi a quello che visito e vedo. Sto leggendo You can’t go home again di Thomas Wolfe. L’ho preso nella sezione Classics a The Last Bookstore, a LA, senza una ragione precisa. Mi sembrava interessante e non avevo mai letto niente di Thomas Wolfe. Il libro racconta di uno scrittore il cui romanzo d’esordio è sulla sua città natale e provoca risentimenti e reazioni di odio; ma è anche sulla Grande Depressione e sull’America. Su che cosa sia davvero l’America. Che è una cosa che mi sono domandata spesso e anche in quest’ultimo viaggio.
Sono stata a Squaw Valley e ho visitato l’Olympic Museum, e mi sono quasi commossa a vedere scarponi, sci e vestiti come quelli che portavo quando ho cominciato a sciare.
Sono stata a Los Angeles e ho potuto ammirare il successo dei miei cugini e di Pasta Sister. Mi è piaciuto molto.
Sono stata a The Last Bookstore, che era bello e divertente e originale come l’ultima volta che ci ero stata.
Sono stata a Big Bear Lake, come al solito, ed è sempre bellissimo.
Ho passato del bel tempo con mia sorella, mia nipote e mio nipote.
Ho qualcosa di cui lamentarmi? Assolutamente no.
E ora sono qui. Tornata ai #selfieinthekitchen e a #50chic.
E sapete cosa, finalmente mi vedete nei mie panni da weekend! Non era mai successo vero? Oggi ho un paio di jeans (Calvin Klein), una T-shirt nera e una camicia scozzese che ho preso in America, più i miei adorati Birkenstock (che non ho potuto portare quest’estate, perché il clima a Big Bear Lake è così secco che la colla si stacca e i sandali si aprono). Molto casual ma chich, secondo me…
Buona giornata!
Anna da Re
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