Pieni e vuoti. A Monza

Questo weekend ho finito il trasloco. Quasi un mese, era ora! Anche se non è veramente finito, ci sono ancora tanti dettagli da definire, tante sistemazioni provvisorie del tipo  “per adesso va bene, poi si vedrà”, tante zone da migliorare.

Diciamo che quindi considero finito solo il trasloco.

Bisogna mettere dei punti, finire le cose perché ce ne siano altre che comincino. Bisogna concepire e accettare e sopportare i vuoti per rendersi conto dei pieni.

Un trasloco è un pieno. Prima perché si scopre quante cose si possiedono, poi perché si tira tutto fuori, e poi perché nella casa in cui si arriva è tutto in giro. Il disordine riempie. Malamente ma riempie.

E poi via via che si mette in ordine emerge lo spazio. Ma insieme allo spazio emerge anche il vuoto. Il vuoto di non avere più la casa da mettere a posto. Il vuoto delle zone di casa a cui non si è pensato. Il vuoto del nuovo.

Senza vuoto non c’è pieno. Per fortuna noi after fifty abbiamo vissuto abbastanza per non avere il terrore del vuoto, l’horror vacui che ci fa riempire a casaccio la vita, gli armadi, i frigoriferi. Per cui, quando mi trovo di fronte al vuoto e provo il noto senso di vertigine, mi dico Ecco Anna, ora c’è il vuoto, poi ci sarà il pieno. E funziona…

E voi? Come vi organizzate nei vostri vuoti e pieni?

Intanto buona giornata

Anna da Re

 

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