Mi ha sempre affascinato, la moda maschile. Forse dovrei dire lo stile maschile, più che la moda. Mi sarebbe piaciuto essere alta per potermi comprare delle giacche e dei pantaloni da uomo. Credo di aver scritto più di una volta che mi piacciono i tessuti maschili ma anche i tagli, le linee. Mi rendo conto che non sono adatti a me, e mi arrendo, mi accontento di quello che posso prendere, le bretelle, le camicie con il collo abbottonato, i cardigan. Ma apprezzo i mescolamenti, gli scambi, le contaminazioni come si dice adesso.
Qualche giorno fa leggevo sul mio amato The Guardian un’intervista alla trend-spotter Li Edelkoort, che giustamente vede nel futuro sempre meno distinzioni di genere, sempre più capi unisex, e una moda con meno cose ma più costose. Oltre che più sostenibili, of c course, questa è la parola più usata e abusata, e non solo nel mondo dei vestiti. Cose un pochino ovvie se uno si guarda intorno, d’altro canto le tendenze sono queste, se le si vuole vedere le si vedono.
Poi certo quando vedo le immagini degli stilisti alla settimana della moda, penso che anche quelli che disegnano per gli uomini ci tengono più a stupire che a vestire. E quando sfoglio le riviste, che anche quelle femminili fanno sempre uno speciale uomo in occasione delle Fashion Week, vedo che ormai le foto, tra pose e ambientazioni, sono assurde come quelle femminili. E anche i vestiti sono proprio zero portabili.
E comunque l’eleganza maschile è molto cambiata. Anche quando è classica, con i tessuti che conosciamo, la giacca e la cravatta e i pantaloni stirati, è più disinvolta, più gentile, meno rigida. E questo mi piace, perché penso che si accompagni, o si possa accompagnare, a un’idea di uomo (e un giorno una realtà di uomo) meno rigida e stereotipata. Le donne sono cambiate e per forza stanno cambiando anche gli uomini.
Che ne pensate voi?
Intanto buona giornata!
Anna da Re
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