Periodicamente ci sono articoli in cui si parla dei kimono. Il tramonto del kimono, il ritorno del kimono. Le sue mille trasformazioni, che non a caso sono 400 anni che i giapponesi lo portano, e molti anni che anche gli occidentali in vari modi lo copiano e reinterpretano.
Io ho sempre avuto una grande ammirazione per il kimono, perché è un oggetto di un’estrema semplicità che però riesce ad essere elegante. Di quell’eleganza un po’ algida, nobile, priva di fronzoli. Il kimono richiede un bel tessuto, e sicuramente si presta ai ricami e agli impreziosimenti. Il kimono è chic in un modo essenziale, rigoroso. Possiede della grazia ma non è lezioso.
È da tanto che ho in mente di fare un kimono di un bel filato di cachemire scuro, su cui ricamare qualcosa, un fiore grande, o un disegno stilizzato, con dei colori a contrasto e un effetto un po’ drammatico. Un giorno lo farò, ve lo prometto. Al momento sono troppo presa da altri lavori e progetti per amiche e per me, non sono ancora pronta per una cosa impegnativa, ho un modo di lavorare ancora troppo frammentario, a spizzichi e bocconi, nei ritagli di tempo. Un giorno magari riesco anche a imparare a cucire, e farmi un kimono di stoffa con magari solo delle rifiniture o dei dettagli a maglia. Chissà.
Intanto ammiro i kimono che vedo in giro, sogno di comprarne uno che sia portabile ma anche sofisticato, leggo della mostra Kimono: Kyoto to Catwalk al Victoria & Albert Museum di Londra, cerco foto di quei kimono contemporanei che ogni tanto mi capita di vedere e mi dimentico di fotografare o segnarmi da quale stilista sono stati fatti.
E a voi piacciono i kimono?
Buona giornata intanto!
Anna da Re
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