#iorestoacasa giorno 18. Cose di famiglia

Che buffa cosa la famiglia. L’ho detestata quando ero giovane, non vedevo l’ora di andarmene, e poi man mano che la mia famiglia d’origine si è assottigliata e io sono diventata grande e ora invecchio (eh si, è il caso di dirlo, d’altro canto non si può scegliere, non ci sono meriti o colpe, nell’età che abbiamo), la famiglia è diventata importante, quel che ne è rimasto. È un pezzetto di me.

nonni

E quindi mi piace che il mio smart working si svolga su questa scrivania, che oltre a essere secondo me bellissima è anche quella dove studiava e lavorava la zia Neva. Quella dell’orologio comprato di metallo e rifatto d’oro. La professoressa di matematica che ci ha accompagnato in infinite gite in montagna. La zia più presente tra quelle che ho avuto, forse anche perché non aveva figli suoi e si dedicava tantissimo a noi.

Neva al mare

Questa scrivania stava in un piccolo studio che mia zia si era conquistata con una notevole determinazione, alla fine di un corridoio su cui si affacciavano le stanze, lontano da cucina, tinello e salotto, nella casa dei miei nonni. Una casa degli anni Sessanta, degli anni della ricostruzione, fatta edificare da una cooperativa di professori di cui mia zia faceva parte. Una casa più grande ma non dissimile da quella in cui abito io, semplice, razionale, ben suddivisa. Luminosa perché circondata da un giardino e abbastanza lontana da altre case.

Neva e parents

Il piccolo studio aveva una grande finestra, forse era una finestra di dimensioni normali ma essendo la stanza piccolina sembrava più grande, e ci stavano due librerie e questa scrivania. Era tutto molto ordinato, nel senso che erano ordinate anche le carte e i cassetti, alle foto venivano messe le date, ai libri le copertine di carta con i gigli di Firenze quando si rovinavano. Lo stesso cassetto della scrivania, come tutti gli altri della casa, era rivestito di carta.

Neva e mamma

In quello studio mia zia preparava le lezioni, faceva ripetizioni agli studenti il pomeriggio; forse ci si chiudeva anche per stare un po’ da sola, perché soprattutto mia nonna era una presenza affettuosa e calda ma parecchio ingombrante. Dava ripetizioni anche a noi, in quello studio, che era un po’ un luogo off limits della casa, un piccolo sacrario, così lindo e preciso da mettere soggezione.

E io ho sempre desiderato questa scrivania. C’erano molto cose che mi piacevano della casa dei nonni, molte cose che avrei voluto avere con me e invece per varie ragioni ho dovuto lasciare. Ma a questa scrivania non avrei mai rinunciato. E infatti per un breve periodo è stata ad aspettare nella cantina di mia mamma, paziente. E ora direi che ha trovato il suo posto, e ultimamente anche un grande uso!

Ecco, oggi niente pontificazioni per vostra fortuna!

Buona giornata

Anna da Re

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