#iorestoacasa giorno 33. La parola scritta e il raccoglimento

manifesto not cancelled

Stamattina ho trovato questo manifesto. L’ha postato Labodif, un centro di ricerca sulle differenze, in primis tra uomini e donne, di cui seguo la pagina Facebook. Ci trovo sempre delle storie, delle citazioni, dei riferimenti bellissimi. Originali. Degni del tempo che richiedono. Molto spesso sulle donne, su come sono e sono state trattate, su quello che hanno fatto e fanno. Ci imparo e tanto, e per questo gli sono molto grata.

Mi ha fatto pensare alla parola scritta, che vuol dire anche il font che viene usato, l’impaginazione, la presentazione. La parola scritta dipende da questi aspetti, può essere valorizzata o ammazzata dal modo in cui è impaginata, dall’immagine a cui viene accostata.

La parola scritta implica una certa lentezza e riflessività. La posso guardare più di una volta, perché è ferma, e posso trovare un significato diverso, una sfumatura, una variazione.

Forse perché ho passato i fifty, forse perchè vengo da una cultura che privilegiava la parola scritta, forse perchè sono fatta così, io mi trovo più a mio agio con la parola scritta. Che non mi stanca, mi permette di avvicinarmi con il mio tempo. Che si accompagna al silenzio oppure alla musica.

Non so voi, ma a me tutto questo proliferare di video e di dirette Fb e di incontri virtuali sta cominciando a far girare la testa. Ho bisogno di raccoglimento. Vi ricordate quando andavamo a messa da bambini e ci dicevano “ora qualche minuto di raccoglimento”? Non sapevamo cosa volesse dire, non lo capivamo. Ora sì. Ora il raccoglimento ci serve come il pane, e non solo ora che l’emergenza coronavirus ci chiede comportamenti e ci impone regole che non pensavamo ci sarebbero mai toccare. Il raccoglimento ci serve per capire, per sentire come risuonano gli accadimenti dentro di noi, per ascoltare quello che la nostra anima ci dice, per scegliere un cammino che sia il nostro davvero.

Ecco, questo è il diario di oggi. Buona serata

Anna da Re

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