Che altro possiamo dire? Siamo al giorno 42, non è poco.
Lavoriamo, puliamo casa, cuciniamo, leggiamo, sistemiamo le piante, facciamo la lavatrice, stendiamo il bucato, facciamo la lavastoviglie, ascoltiamo la musica, ci riuniamo virtualmente, studiamo, cerchiamo di pensare, andiamo a fare la spesa. Non ci fermiamo molto neppure il sabato e la domenica, c’è sempre qualcosa che è rimasto indietro, qualcosa che oh, aspetta, dovevo fare anche questo.
Se questo è faticoso, non è nulla al confronto dello sforzo di tacere di fronte alla debordante quantità di scemenze che vengono spacciate per informazione. Di mordersi la lingua di fronte alle esternazioni demenziali su vecchi e giovani, nord e sud, donne e uomini, qualunque differenza che diventa occasione per battibeccare. Di tapparsi le orecchie per non sentire strepiti e lamentele e tutto e il contario di tutto. Di augurarsi che le persone dotate di buon senso e spirito pratico, silenziosamente, quotidianamente, pazientemente come sempre portino la barca verso il porto.
Però vi racconto una cosa a proposito di quarantena: lo sapevate che anche ai tempi della spagnola (quell’influenza mortale che ha fatto fuori milioni di persone dopo la prima guerra mondiale) c’era già qualcuno che aveva praticato un lockdown con tanto di mascherine? Nella stessa America che oggi sembra rifiutarsi di accettare che c’è una pandemia, e che le libertà fondamentali in questo caso specifico forse è meglio se vengono un attimo sospese. In quella California dove alcuni gruppi di cittadini protestano contro la quarantena, e in un paesetto del Colorado.
Ecco, questo è il diario di domenica. Ci vuole qualche buon proposito per chiudere, mi sa, se non sembra che sia anch’io tra i lamentosi e i disfattisti.
Beh, i momenti di stanchezza capitano a tutti. Non saremmo umani se non li avessimo. E riconoscendoli si possono superare.
Come diceva Rossella O’Hara, “domani è un altro giorno”!
Buona serata
Anna da Re
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