È bello che ci siano i giornali. In questo momento sono preziosi, perché abbiamo bisogno di informazioni un po’ filtrate e controllate. Non che quello che leggiamo sui giornali sia oro colato, però rispetto alle altre fonti in cui in questo momento la gente si abbevera spesso avvelenandosi, i quotidiani seri e di lungo corso sono parecchio più affidabili.
È bello che i giornali vadano al di là della notizia. C’è chi dice che quelle pagine, quelle degli approfondimenti di pensiero o addirittura di cultura, non le legge nessuno. E sarà, però guarda caso io sono uno di quei nessuno. E lo faccio con piacere, oltre che con interesse.
Oggi per esempio in una delle newsletter del Corriere della Sera, quelle che arrivano agli abbonati alla versione online, c’era un bel pezzo che faceva riferimento sia a un articolo di Le Monde siacal a un sociologo tedesco, Harmut Rosa, e che parlava dell’indisponibilità del mondo.
«la riduzione del tutto al calcolabile e al prevedibile produce l’effetto perverso che il mondo sia allo tesso tempo sempre più disponibile e sempre più alienato», perdendo progressivamente la sua “risonanza”, cioè l’irriducibile alterità e la sua ricchezza inesplorata.
Quel mondo che eravamo abituati ad avere a portata di click, di volo low cost, di airbnb, che era sempre disponibile ma nello stesso tempo sempre meno significativo. Che bisognava andare sempre più lontano, sempre più spesso, avendo e spendendo sempre di più. Ora io purtroppo non sono riuscita a leggere tutto l’articolo di Le Monde, perché era giustamente solo per gli abbonati, e io ho già una bella quantità di newsletter e abbonamenti che non mi basta la giornata intera per sfogliarle tutte, figuriamoci per leggerle da capo a fondo. Però l’indisponibilità, e in un certo senso la sua necessità, mi è risuonata molto forte nell’animo e nella mente, e ho voluto non perdere tempo e raccontarvelo prima che arrivassero altri stimoli, altre proposte, altre nozioni, altre cose da vedere o da sentire. Che la rete è più che mai stracolma di cose, anche belle, sì.
E quindi buona giornata!
Anna da Re
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