Come sapete difendo lo smart working in questo momento e lo difenderei anche dopo. E l’avrei scelto anche prima.
Che non avesse effetti collaterali e indesiderati era un’illusione, e tutto sommato non ce l’avevo. Ma la vita ci sorprende sempre, e quello che temiamo spesso non si verifica, e puntualmente si verifica quello che neppure ci sognavamo potesse succedere. La pandemia è la dimostrazione pratica di quello che sto dicendo o meglio scrivendo.
E adesso che state pensando chissà di che cosa mai ci parlerà stasera Anna, adesso che vi ho creato un po’ di suspence, vi posso dire che l’effetto indesiderato è l’indebolimento della vista. Ma non solo di quella da vicino, che è pure fisiologica e avanza con l’avanzare dell’età. Anche di quella da lontano.
Oggi sono stata a fare la visita sportiva, e la parte in cui sono risultata “peggiore” è stata la vista a distanza. Essendo stata miope da giovane ma avendo recuperato con la presbiopia, sono, o forse dovrei dire pensavo di essere, di quelli che si mettono gli occhiali per leggere. Tutto, il menù del ristorante, il documento della privacy, lo scontrino, la data di scadenza dello yogurt.
Ma da lontano pensavo di vederci. Insomma riesco a guidare senza andare addosso alla macchina davanti, fermandomi al semaforo e parcheggiando in uno spazio stretto. Però avevo notato giocando a tennis che facevo fatica a vedere la pallina. Pensavo fosse mancanza di allenamento…
E invece mi sa che è proprio mancanza di vista. Perchè anche in ufficio uno stava “tutto il giorno davanti al computer”. Però era un tutto il giorno da cui erano escluse le riunioni, le varie interruzioni, le pause, le telefonate, gli scambi più o meno professionali con i colleghi. Ora tutto il giorno è tutto il giorno letteralmente, e senza molte pause (che vi ho scritto che si devono fare ma io poi non sono molto brava in questo).
E quindi? Quindi andrò dall’oculista, per cominciare. E poi si vedrà.
Intanto buona serata
Anna da Re
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