Era un po’ che non vi parlavo del gruppo di lettura, vero? È che come tutte le cose, anche il gruppo di lettura non è sempre uguale. I libri scelti possono essere più o meno appassionanti, le discussioni più o meno interessanti.
L’ultima lettura è stata bellissima: Austerlitz di W.H. Sebald. Ci eravamo dati parecchio tempo ma ora che mi ero organizzata, che avevo ordinato il libro (ostinatamente non su Amazon) e che mi era arrivato, l’ho letto proprio nel weekend prima della serata con il gruppo. E come l’ho aperto ho pensato wow, sono più di cinquant’anni che leggo e ci sono ancora dei libri che mi lasciano stupefatta, ammirata, meravigliata di quella meraviglia che si spalancano gli occhi.
La prima cosa che salta all’occhio di Austerlitz è che ha un solo a capo, verso la fine del libro. Per il resto è scritto con una perfetta punteggiatura ma senza soluzione di continuità. Si tratta naturalmente di una necessità, non di una pura scelta formale fatta per il gusto di essere diverso. La storia di Austerlitz, Jacques Austerlitz, è una storia di memoria, di dolore e di ricerca delle parole per dirlo. Austerlitz è uno dei bambini figli di ebrei mandati in Gran Bretagna poco prima delle deportazioni e dello sterminio. Bambini abbandonati dai genitori per metterli in salvo.
Austerlitz è rimasto ignaro delle sue origini per metà della sua vita, con un disagio che è sempre più fisico e che alla fine lo spinge, apparentemente per caso, nei luoghi che hanno per lui un senso. I luoghi, in Austerlitz, parlano e dicono quello che le parole e le voci non riescono a dire. Ma dopo i luoghi, e per decodificare i luoghi e soprattutto per trovargli un posto dentro di noi, ci vogliono le parole, ci vuole il racconto, ci vuole il ripercorrere la propria vita e, per quanto orrore e dolore ci si possa trovare, dargli voce.
Credo che questo sia alla fine anche il significato del Giorno della Memoria. Non abbiamo letto questo libro pensando al 27 gennaio. Ma è un libro che resterà sempre con me. E che guarda caso ho scelto di raccontare oggi, il giorno prima del Giorno della Memoria. Giorno in cui magari sembra che si spendano troppe parole. Ma fino a prova contraria, sono le parole che ci sostengono, che ci fanno essere chi siamo, che ci spingono avanti, che magari ci danno pace.
Buona giornata
Anna da Re
grazie, non l’ho letto ma a questo punto mi attira molto
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Se lo prendi poi mi sai dire che ne pensi
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certo
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