#pandemia zona rossa. La biodiversità di noi umani

Pensavo stamattina, mentre partecipavo a un’ennesima riunione e osservavo le persone che a turno parlavano, pensavo quanta diversità. Lo pensavo nonostante le persone che parlavano mi fossero note e stranote, alcune colleghi di lavoro da anni. E dopo di loro pensavo a tutti quelli che ho incontrato a pranzo a mensa, o a quelli che incontro sui campi da tennis, sui sentieri di montagna quando riesco a andarci.

Guardavo i capannelli di persone con le mascherina, a chiacchierare al sole, con ancora i giacconi perché il vento e l’aria sono freddi. Stamattina mentre attraversavo Monza per venire in ufficio vedevo gente che camminava, per lo più solo, intenta, abbastanza di fretta. E nelle altre macchine c’erano guidatori e passeggeri. Tutti così sorprendentemente diversi uno dall’altro. Se pensiamo quanti siamo al mondo, fa davvero effetto pensare che ognuno di noi possa essere unico.

E lo siamo. Il modo in cui parliamo, le scelte, i comportamenti. Le capacità. Sul lavoro si vedono quelli che certosinamente fanno quello che c’è da fare e un po’ di più, contenti dei loro personali risultati; quelli che devono sbandierare i successi per timore che gli altri non si accorgano di loro; quelli che il potere non è mai abbastanza; quelli suadenti e persuadenti e sottilmente ingannatori; quelli in gamba che sanno di esserlo, quelli in gamba che non sono tanto sicuri di esserlo. E alla fine miracolosamente si forma un gruppo, si forma un’azienda, un’organizzazione, e tutte queste diversità si compensano, si compendiamo, si sostengono e danno luogo a qualcosa di buono.

Lo vedo succedere anche in Legambiente, come tutti i volontari sono diversi e pure guidati da diverse priorità, ma come riescono a convergere sugli obiettivi, sulle azioni da fare. E ognuno porta un contributo unico e peculiare, che ancora magicamente si somma agli altri e fa funzionare le cose.

E neppure la pandemia e le zone rosse riusciranno a toglierci la diversità. Non ci sono riusciti i regimi totalitari, non c’è riuscito il consumismo, non c’è riuscita la globalizzazione. Penso che possiamo stare tranquilli, da questo punto di vista.

E vabbè, per oggi direi di avere elucubrato abbastanza. Buona giornata!

Anna da Re

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Sono Anna

Benvenuti su ChicAfterFifty. Nato 10 anni fa come blog di moda per signore, appunto after fifty. Dopo la pandemia la moda non mi è più sembrata così importante. E allora parlo di libri, di ambiente, di posti belli, di cose belle.

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