Come tutti, continuo ad essere preoccupata, vigile, spaventata per la guerra in Ucraina. E avrei voluto scrivere del mio sabato in Val di Mello, della bellezza della montagna, di Morbegno e pure di regali. Ma lo rimando a un altro giorno.


Qualche giorno fa, prendendo pretesto dalla notizia della cancellazione del corso di Paolo Nori su Dostoevskij all’Università Bicocca, ho scritto un piccolo post in cui ricordavo che se c’è qualcosa che ci aiuta a uscire dalla nostra bolla, a relativizzare le nostre false ma granitiche certezze, ad aprirsi agli altri che sono diversi e che non possono essere altro che diversi perché ognuno di noi è unico e che ci possono aiutare proprio perché sono diversi, se c’è qualcosa che oltre a consolarci ci può illuminare quella è la letteratura. I libri in generale, perchè contengono pensieri passati al vaglio di chi li ha scritti e di chi li ha pubblicati, e i grandi romanzi in particolare. Che hanno resistito anche al vaglio del tempo e della storia, e che sono capaci di parlare a tutti indistintamente.
Poi dovevo scrivere il mio pezzo mensile per Grey Panthers, sotto lo pseudonimo ormai noto di Emma Faustini, e il libro che avevo scelto, anche quello ha a che fare con l’Ucraina. Perché quando siamo in cerca di risposte, o anche solo di formulare meglio le domande, i libri sembrano magici, sembrano materializzarsi dal nulla, come se li avessimo chiamati.


Avevo scelto Quando tornerò di Marco Balzano. Un bellissimo romanzo che racconta di una donna rumena che viene in Italia a fare la badante. Una fra le migliaia di donne protagoniste di una migrazione particolarmente drammatica e carica di conseguenze: perché se prima erano gli uomini a partire, e le donne restavano e i figli con loro, ora partono le donne e gli uomini, se mai restano, non si occupano certo dei figli. I figli che restano, anche se arricchiti di regali e magari della possibilità di studiare, sono in qualche modo orfani. E le madri che sono partite sono divise, tra la vita, faticosa ma in qualche modo accettata, che si sono create nel nuovo paese, e lo strappo dai figli.


È una di quelle storie che ci aprono gli occhi. Molte, moltissime delle badanti che stanno dietro ai vecchi parenti nostri e dei nostri amici e conoscenti e vicini di casa sono ucraine. E magari stanno riuscendo a portare via i propri figli, oltre a mettersi in salvo. Il che purtroppo è consolante solo fino a un certo punto.
Insomma leggete e fate delle donazioni alle associazioni che stanno aiutando l’Ucraina. Vi aiuterà. Non molto, ma meglio che niente
Buona giornata
Anna da Re
ps. Se si vanno a guardare le immagini delle città che sono prese d’assalto, e in cui magari non siamo mai stati, si resta senza fiato per quanto quel mondo sia simile al nostro
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