Vi avevo accennato che la prima parte delle mie vacanze sarebbe stata dedicata a un breve e intensivo corso di ricamo. Decisione che aveva suscitato qualche battuta: il ricamo ancora di più del lavoro a maglia viene ritenuto una cosa da vecchiette, e fa venire in mente tristi cuscini e quadretti a punto croce. In realtà il ricamo è una tecnica, e come tale può produrre meraviglie oppure orrori a seconda di chi la usa e come la usa. Se si fa un giro in rete si trova di tutto, anche splendide e vere opere d’arte. Oltre che decorazioni molto chic e stilosissime.
È stato molto bello imparare a ricamare.
Non solo perché mi piace imparare, studiando di persona, con una maestra che nel mio caso, essendo io una donna fortunata, era molto brava e simpatica. E neppure solo perché ho in mente di ricamare sulla maglia e mi serviva una base per capire come farlo.
Ma soprattutto perché ho ritrovato l’importanza del “tempo che ci vuole”.
Non si può ricamare in fretta, come non si può lavorare a maglia in fretta. Essere più bravi non vuol dire essere più veloci. Diventare bravi non vuol dire neppure non sbagliare. Vuol dire saper correggere gli errori e magari trasformarli in qualcosa di originale. Vuol dire immaginare qualcosa che ci piace e abbiamo voglia di fare anche se non sappiamo come. Vuol dire dedicare al lavoro “il tempo che ci vuole”. Senza fretta, senza impazienza. Non so se possa essere una lezione, perché per me è abbastanza naturale, o consolidato da anni di lavoro a maglia.
In un tempo di efficienza, multitasking, velocità e tutto e subito, vivere l’esperienza del tempo che ci vuole è un grande privilegio. Ma tutti lo potremmo riscoprire. Il lavoro manuale, quello che gli umani hanno fatto per milioni di anni, è perfetto a questo scopo. Le mani più veloci di un tanto non vanno. Il tempo non è un fattore comprimibile a piacere. Credo che ci dovremmo pensare di più…
A presto con ricami chic da farvi vedere!
Intanto buona giornata
Anna da Re
Chic After Fifty 
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