Appunti di vacanza 2: il fascino delle abbazie. San Galgano

Il ritorno al lavoro è concitato. Molto.

Così ieri ho scritto il primo pezzo della serie Appunti di vacanza senza neppure fare una premessa. La faccio ora: mentre facevo i miei giri, nelle prime tre settimane di agosto, avevo deciso di fare solo delle foto e imprimermi nella mente le cose che poi avrei raccontato. Volevo fare una pausa dalla scrittura e volevo anche avere il giusto distacco per parlare di quello che avevo visto.

La prima settimana di vacanza dunque è stata in Toscana dalla mia amica, che non vedevo da un sacco di tempo. Le avevo espresso dei desideri, di posti da vedere o rivedere, e lei aveva fatto un piano di guerra molto dettagliato e organizzato.

Una tappa che non mi sarei fatta mancare per nulla al mondo era l’abbazia di San Galgano. Devo dire che trovo in genere meravigliose le abbazie. Si vede che sono posti che sono stati scelti con cura, che sono stati vissuti con intensità e dedizione. Persino San Galgano, abbazia quanto mai sfortunata, costruita e ricostruita ma poi alla fine abbandonata, per cui ne restano le mura ma senza il tetto, e senza gli interni, persino San Galgano è bellissima, e l’idea di abbandono che dà è molto particolare. Se associamo l’abbandono alla sciatteria e all’incuria, ecco, a San Galgano non ce n’è traccia. È piuttosto come un sito archeologico, quello che è rimasto è conservato con grandissima attenzione.

Quando siamo andati era una bella giornata fresca, con il sole e le nuvole, fantastici da guardare attraverso le arcate oppure dal basso. E si sentivano anche i profumi della campagna, il frinire delle cicale. Tutte cose che sento ancora, nel ripensarci.

C’è questo di bello, in alcuni momenti e frammenti di vacanza: che trovano uno spazio speciale dentro di noi, e li possiamo ritrovare quando ci servono. Quando il lavoro è troppo, quando la vita prende pesantezza. Eravamo lì, nella meraviglia. E basta chiudere gli occhi, o guardare una foto, o scriverne, per esserci ancora.

Buona giornata!

Anna da Re

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  1. Situata a soli venti kilometri dal paese della metà paterna della mia famiglia, visitata più volte, anche per accompagnarvi amici. Purtroppo, è in rovina, altrimenti, se fosse pienamente abitabile, potrebbe trovare posto, in controfacciata, un Organo a quattro tastiere, con registri di trentadue piedi al Pedale, mentre, in abside, un piccolo Strumento per l’accompagnamento del Coro o dell’Orchestra o per la realizzazione del Continuo.

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