#pandemia zona arancione. Dal soprabito alla tuta

È tardissimo. Per fortuna c’è ancora luce, così mi sembra meno tardi. Giusto prima di chiudere il computer scrivo due righe.

Stamattina mentre mettevo un po’ di ordine prima di cominciare a lavorare guardavo i miei soprabiti in bella mostra sul “Bullerone”. Chi mi segue da tempo magari se lo ricorda, il Bullerone è un attaccapanni che mi ha dato Nesti Arredamenti, che poi altro non è che il fratello della mia amica storica. È un attaccapanni molto lungo che aveva progettato per un tizio che è morto prima di poterlo ritirare. Mi sembra si chiamasse Bulleri e per questo è diventato il Bullerone. Perfetto per il corridoio dove avevo deciso di mettere i miei cappotti o giacche o soprabiti.

Che guardavo perché, maledetta pandemia, li sto portando davvero poco. Il tempo di aprile e soprattutto la temperatura non aiuta, sto mettendo ancora una giacca pesante e con un collo abbastanza alto. Ma si esce poco. Il weekend lo passo in tuta o in gonnellinna da tennis.

E pure la sera, visto che verso le sette, sette e mezza faccio yoga o Feldenkrais, pure la sera mi metto la tuta. Avendo una certa avversione per l’adozione della tuta come unico capo di abbigliamento, e avendo una grande avversione per le tute brutte, ho dovuto fare un po’ di ricerca per trovare qualcosa che mi piacesse. Ma ci sono riuscita, e siccome di felpe mia sorella me ne ha regalate un bel po’ (e io non consumo molto le cose che porto), adesso la sera mi metto anch’io felicemente in tuta.

Buona serata a tutti

Anna da Re

4 risposte a "#pandemia zona arancione. Dal soprabito alla tuta"

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