Ogni tanto si può essere fieri di essere una fashion blogger, o meglio una che parla di vestiti.
C’è un articolo, sulla rivista Aeon, una cosa super seria e di approfondimento, che si intitola The clothing revolution e sostiene che l’umanità sia passata all’agricoltura più per la necessità di tessuti per vestirsi che non per il cibo. Sono studi di tipo archeologico e antropologico, piuttosto complicati perché dei tessuti resta molto poco, dopo i millenni.
Ma è molto interessante e molto sensato. Il primo cambiamento climatico, la glaciazione, ha costretto gli uomini a fabbricarsi qualcosa che li coprisse, visto che non avevano il pelo (o ne avevano molto poco e solo dopo una certa età). E per affrontare davvero il freddo c’era bisogno di diversi strati, e che avessero delle forme che in qualche modo aderivano al corpo. Così fu inventato l’ago, che è una cosa di una estrema semplicità, rimasto anche tutto sommato sempre uguale a se stesso, ma davvero rivoluzionario.
Poi è arrivato un altro cambiamento climatico, contrario alla glaciazione e che ha portato umidità e pioggia. Così c’è stato bisogno di tessuti che traspirassero e proteggessero, fatti di fibre e non di pelle più o meno trattata. Fibre che appunto derivano da vegetali che i nostri predecessori impararono a coltivare.
Insomma i vestiti all’inizio avevano proprio una funzione pratica. Poi hanno assunto tanti altri significati, ma sembrerebbe che il loro primo scopo fosse quello di proteggerci: dal freddo, dalla pioggia, dall’umido, dal sole.
Insomma ve l’ho semplificata parecchio perché oggi è il giorno che sono in ufficio e quindi sono molto di corsa, ma è davvero interessante. Ed è interessante anche come si possa restare per secoli a pensare in un certo modo, e poi un giorno si guarda con un occhio diverso, si fa una piccola scoperta e tutta la costruzione mentale che fino a quel momento sembrava perfetta, coerente, logica, funzionale, si sgretola in un batter d’occhio.
Questo è il link all’articolo https://aeon.co/essays/how-clothing-and-climate-change-kickstarted-agriculture
Buona lettura e buone considerazioni!
Anna da Re
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