Ci sono degli scrittori che commuovono anche quando rispondono alle domande di un’intervista. Scrittori i cui libri arrivano dritti al cuore, con la stessa immediatezza della musica. Non a caso lo scrittore a cui mi riferisco, Daniele Mencarelli, di cui ho letto i libri e oggi l’intervista sul Venerdì, è in origine un poeta. Uno che sa per esperienza il potere evocativo delle parole, e per questo le usa con attenzione e parsimonia. Così che la commozione è autentica ed è una delle forme della pietas, parola poco usata e forse temuta che contiene, insieme al calore e all’affetto, anche un forte senso del dovere. Ce la siamo persi per strada, la pietas. Eppure è quello che ci rende davvero umani, e guarda caso la riconosciamo subito, appena la incontriamo…
E poi ci sono degli oggetti, che commuovono. Non so se anche voi avete conservato qualche vestito dei vostri genitori. Io ho un pullover, un cardigan e una giacca di mio papà, e i foulard, qualche camicia e qualche cardigan di mia mamma. Sono cose che alle volte porto senza pensare, così come mi metterei un qualsiasi vestito. Ma sono anche cose che, se ci presto attenzione, mi commuovono. Perché le persone care restano care anche quando non ci sono più. Restano nei dialoghi interiori e mai interrotti, restano nelle fotografie, restano nei racconti, nei loro modi di dire che abbiamo fatto nostri, e restano anche un po’ negli oggetti. E tra gli oggetti, che nel mio caso per fortuna sono anche tanti, i vestiti hanno la particolarità di toccarci, di starci davvero vicini.

Infine è venerdì, è il primo di ottobre, c’è un po’ di sole, abbiamo tutto il weekend davanti per sbrindolare e incontrare gli amici, giocare a tennis, leggere, ascoltare della buona musica, lavorare a maglia, insomma fare tutto quello che ci piace.
Che sia un buon weekend per tutti!
Anna da Re
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