Oggi non posso pensare di scrivere di moda, o di altre leggerezze.
Oggi penso all’Ucraina e al contrasto, che alle volte è davvero troppo, tra quello che succede nella nostra vita personale, nel mondo vicino dei nostri cari e dei nostri amici e del nostro lavoro e delle nostre cose, e quello che succede nel mondo lontano, magari neppure troppo lontano come appunto l’Ucraina.
Dire che si è esterrefatti di fronte alle guerra è necessario e nello stesso inutile e pure scontato. Immagino che anche di fronte alle altre guerre le persone normali, quelle come me seppure in altre generazioni e altri contesti, si siano chieste come è possibile essere sempre fermi all’età della pietra, alla clava (e i suoi successori ben più terrificanti) per affermarsi, per ottenere dei vantaggi, per far valere le proprie ragioni o anche per opprimere gli altri. Ci sono altri mezzi, che vengono anche quotidianamente praticati e utilizzati. Ma a un certo punto sembrano non bastare più, e comincia la guerra.
Ho letto con orrore e a fatica, l’estate scorsa, il libro di Ken Follett Per niente al mondo. L’ho letto per lavoro, è un romanzo in cui si ipotizza che nonostante nessuno dei capi di stato voglia la guerra alla fine la guerra scoppia. Essendo un romanzo uno può sempre argomentare, dentro di sé, che le ipotesi messe in gioco sono appunto ipotesi e che la realtà è diversa.
E poi la realtà è davvero diversa, e forse tra i capi di stato ci sono pure quelli che la guerra la vogliono. Oppure che non la vogliono abbastanza, e che comunque sono talmente immersi nella logica del potere che hanno sempre le armi pronte, se non per attaccare per primi per rispondere con le armi.
Siamo in molti nelle associazioni di volontariato, su IG e su FB, a chiederci cosa succederà. Qualcuno posta bellissime frasi e bellissime immagini. Qualcuno scrive dei bellissimi pezzi.
Ma siamo qui nel nostro piccolo mondo a fare le nostre piccole cose e a sperare in bene, senza sapere cosa succederà alle nostre piccole vite. Che intanto procedono come se nulla fosse: mia sorella è arrivata e l’ho rivista dopo tre anni e mezzo; le riunioni e gli impegni di lavoro sono tanti e molti interessanti e c’è persino un bel clima di lavoro; il tennis, le letture, la maglia, tutto prosegue e non potrebbe fare altrimenti.
Del resto dicono che ogni giorno va vissuto come se fosse l’ultimo. E si piantano alberi anche quando si sa che è l’ultimo.
Quindi buona serata
Anna da Re
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