È cominciata la Fashion week di Milano. Mi sa che sta pure finendo. Ed è strano leggere per esempio il Corriere della Sera, a cui sono abbonata, scorrendo dall’attacco all’Ucraina agli scenari possibili ai battibecchi della politica interna fino alla fashion week. Che pare stia pure andando benissimo, le sfilate sono come una volta, la gente si affolla alle feste, le celebrities si fanno fotografare in prima fila.
Allora ho pensato anche questa è bellezza.


Intendiamoci, non tutti i vestiti presentati alle sfilate sono belli. Però nel complesso ci sono tante idee, tanta ricerca, tanta creatività e anche tanta manualità, quell’artigianato che confina con l’arte e che è una delle cose in cui pare noi italiani riusciamo meglio.


Mi è capitato per esempio di vedere le cose di Brunello Cucinelli. Al di là delle affermazioni sulla durevolezza dei capi, sul riutilizzo e sulla conservazione, che ovviamente condivido, c’era la considerazione che forse farà meno freddo, e quindi la moda invernale dev’essere calda ma non troppo, e leggera. E questa è una constatazione che possiamo fare anche noi, pensando a questo inverno che sembra già più che finito. Non dico che potremmo stare senza riscaldamenti, ma di sicuro, o almeno spero di sicuro, li abbiamo tutti abbassati, e quei piumotti e cappottoni che ci sembravano indispensabili ci fanno venire caldo solo a guardarli.



Io mi sto facendo un pulloverino leggero, e anche su questo mi sono trovata d’accordo con Brunello Cucinelli: maglie fatte ai ferri, poi ricamate e assemblate, che richiedono 40 ore di lavoro.
Mi è stato chiesto più volte, quante ore ci metto a fare un maglione. E io davvero non lo so. Sono sempre ore rubate oppure ore di tempo libero, pezzetti di ore, che sicuramente sommati sono tanti, ma che non ho provato a quantificare. Non ne ho mai sentito il bisogno. Probabilmente siamo intorno alle 40 ore, a seconda della lavorazione, delle dimensioni, del filato usato. Ora per esempio sto lavorano con 3 fili sottili e uno sottilissimo, con i ferri del 2 e mezzo, e ho 160 punti per il dietro… quello che a Pisa si chiama un lavorone! Ma io mi immagino già come sarà, e con cosa lo indosserò.
Ed eccoci al punto vero, l’immaginazione. Che tutti abbiamo, qualcuno di più, qualcuno di magnifica. Che va esercitata e coltivata. E che è la nostra forza. Possiamo fare quello che abbiamo immaginato, non possiamo fare senza avere prima immaginato. La bellezza che sta dentro di noi (negli stessi noi in cui sta anche la cattiveria e la carognaggine, sta a noi scegliere a che cosa dare spazio e che cosa tenere sotto controllo) con l’immaginazione può diventare bellezza che vedono tutti, può diventare arte, può diventare valore.
E quindi mentre soffriamo per gli ucraini (senza dimenticare gli afhani, e i siriani, e tutte le popolazioni lontane da noi che vivono in condizioni tremende per diverse ragioni) cerchiamo anche di essere contenti per le cose belle e buone che ci stanno intorno. Sperando di conservarle il più a lungo possibile.
Buon weekend a tutti
Anna da Re
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