Si, lo so che comincia giovedì, e io ci vado addirittura venerdì, ma la settimana del Salone del Libro è un po’ come la settimana della moda o il Salone del mobile, si espande prima e dopo, assorbe energie e intenti e passioni e tempo e sicuramente per un po’ sembra che non esiste nient’altro.
Quest’anno poi, che il Salone arriva dopo gli anni della pandemia e dopo la versione ridotta di ottobre, sembra davvero un evento come pochi.

A parte tutti gli aspetti di organizzazione e tutti gli incastri che vengono pianificati per poi essere ovviamente ribaltati all’ultimo secondo, ci sono fitti scambi di email e WA per fissare interviste, incontri alla lounge, caffè a tutte le ore possibili, cene, pranzi, una ridda di impegni che io sono già persa ancora prima di partire.
Per fortuna gli anni di esperienza e di frequentazione mi hanno insegnato a tenere sì il programma a portata di mano, ma soprattutto i telefoni carichi e a volume altissimo, e gli occhi aperti, che tutti gli imprevisti sono benvenuti tanto quanto le cose programmate. Tutto sommato lo spazio è piccolo e ci si scontra facilmente e frequentemente. La lounge dove ogni tanto si spera di riposare e sostare in pace per qualche minuto è sempre affollata di volti conosciuti. Gli incontri che si vorrebbero vedere sono sempre negli stessi giorni e orari di quelli a cui si deve presenziare. Le interviste le vogliono fare tutti agli stessi autori alla stessa ora dello stesso giorno. L’ubiquità è un must.
Eppure a me piace. Sono super contenta di andarci.
Ve ne scriverò a suo tempo!
Intanto buona serata
Anna da Re
Che bello, non vedo l’ora di leggere il tuo commento
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