Tutti ne stanno parlando e io non starò qui a dirvi cosa ne penso. È un’occasione che va usata, ma è chiaro che poi sono gli altri 364 giorni quelli in cui bisogna lavorare.
A me però è venuto in mente un libro che ho letto di recente, Seni e uova di Mieko Kawakami. È un romanzo molto bello, ambientato nel Giappone di oggi, protagoniste due sorelle e la figlia di una delle due. Una rappresentazione in cui gli uomini sono marginali, o di sfondo o di disturbo. Dai romanzi sapete che si impara molto, e quando poi parlano di mondi che non conosciamo hanno quel benefico effetto di smontare i luoghi comuni e di aprirci a una visione più realistica di ciò che ci affascina.
Io sono sempre stata affascinata dal Giappone, da quello che a noi arriva del Giappone, l’architettura, l’eleganza, gli ideogrammi, i kimono, quel minimalismo così elegante che lo vorremmo imitare (poi non ne siamo capaci ma questa è un’altra storia). E in questa ammirazione per un’estetica molto coerente e molto particolare, ci si dimenticano cose importanti. Perché quando nel romanzo, quasi en passant, si parla di mariti che picchiano le mogli, così, costantemente, nel nostro mondo tecnologico e smart e social, e si rimane stupiti, poi invece bisognerebbe ricordarsi la storia, anche quel poco che sappiamo. Che il Giappone è tuttora un impero, che è una società molto rigida e classista (non che ci siano società non classiste, ma ci sono pur sempre diversi livelli), che la cultura delle geishe non può essere altro che una cultura maschilista, che l’autoritarismo è sempre, in tutto il mondo, l’anticamera della violenza.
E insomma possiamo riflettere su questo tema tutti i giorni e facendo qualsiasi cosa: lavoro, sport, chiacchiere con gli amici (non solo maschi, perché ci sono pure delle donne che avallano le tesi del “se l’è cercata”), letture. E invitare gli altri a rifletterci.
Buona giornata intanto
Anna da Re
Esatto, ogni giorno. Grazie del consiglio di lettura
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